Buone nuove dal litorale di Pescara. Sono tornate le piante delle dune.

Buone nuove dal litorale di Pescara

 

“. . . Verso terra, qui
dal vento semisepolta ammofila soffiando
modula figure di sabbia
. . .”

Paul Celan

 

Pancratium maritimum – Giglio di mare – Foto G. Pirone

 

A Pescara sono tornate le piante delle dune. E’ una buona notizia, perché in circa 50 anni di escursioni e ricerche lungo la costa abruzzese, durante le quali ho avuto l’opportunità di osservare piante e comunità vegetali di notevole interesse scientifico, storico e culturale, sono state numerose le volte in cui ho constatato con rammarico i danni causati dagli impatti dell’uomo. E’ quindi opportuno parlarne.

Si tratta dei cordoni dunali che da alcuni anni sono in via di formazione nelle adiacenze dell’argine sinistro del porto-canale all’altezza del Ponte del Mare, area opportunamente tutelata come “Parco naturalistico” gestito dal WWF e dove le favorevoli condizioni create dalla costruzione della diga foranea hanno permesso uno spontaneo ripascimento di sabbia, con la successiva affermazione della sequenza topografica di associazioni vegetali psammofile.

 

Limonium virgatum – Foto G. Pirone

 

E’ un sito di grande importanza anche perché vi nidifica il Fratino, piccolo trampoliere la cui presenza rivela un soddisfacente stato di naturalità dell’ecosistema marino-costiero, considerato a rischio di estinzione a causa del disturbo antropico, del degrado e della perdita di habitat, come si stigmatizza  nel Rapporto del WWF “Il Fratino in Abruzzo” pubblicato nel 2019.

Sono tornato a visitare l’area all’inizio di questa estate ed ho notato con soddisfazione che, al netto dei dannosi interventi di prelievo di sabbia e di “ripulitura” della fascia con vegetazione a più spiccato pionierismo, le comunità vegetali stanno lentamente acquisendo una struttura ed una composizione floristica sempre più vicina a quelle tipiche delle serie di vegetazione della costa sedimentaria adriatica.

Partendo dalla battigia, così si dispiegano verso l’interno, benchè in modo ancora frammentario:

-il salsolo-cakileto, con il Ravastrello marittimo (Cakile maritima) e la Salsola controversa (Salsola squarrosa subsp. controversa);

-l’agropireto, con l’Agropiro delle spiagge (Thinopyrum junceum);

-l’ammofileto, con l’Ammofila meridionale (Calamagrostis arenaria subsp. arundinacea).

Completano il quadro del mosaico vegetazionale i praticelli di specie annuali e la vegetazione alo-igrofila retrodunale, con un popolamento di Sparto delle dune (Sporobolus pumilus).

In  queste comunità vegetali sono presenti piante di importanza fitogeografica  e conservazionistica,  segnatamente i rari Giglio di mare (Pancratium maritimum)  e Limonio virgato (Limonium virgatum).

 

Un lembo di ammofileto – Foto G. Pirone

 

Quest’ultima specie, in particolare, è presente anche sulle falesie arenaceo-conglomeratiche e, in parte, sugli accumuli di ghiaia, lungo il segmento costiero dell’Abruzzo meridionale compreso tra i Comuni di Rocca S. Giovanni e Vasto. Verso la metà degli anni ’80 avevo studiato tali popolamenti, identificando una nuova associazione vegetale  a carattere aeroalino, endemica della costa abruzzese.

Nella stazione di Pescara Limonium virgatum, dove venne raccolta alcuni anni fa da Fabio Conti, e mi fu segnalata da Caterina Artese, forma numerosi popolamenti retrodunali, in leggere depressioni con substrato sabbioso-limoso, quindi in un contesto ecologico e floristico diverso da quello delle falesie. Si tratta di una fitocenosi inedita, unica per tutto il litorale abruzzese,  attualmente in corso di caratterizzazione fitosociologia e appartenente ad un gruppo di associazioni vegetali rare a livello di costa adriatica.

Nell’area si sono affermati vari esemplari di Tamerice (Tamarix africana) e si sono naturalizzate due specie esotiche: l’Olivagno (Elaeagnus angustifolia) originario dell’Asia temperata, presente con alcuni esemplari, e  l’Indaco bastardo (Amorpha fruticosa), originario del Nordamerica, che sta invadendo l’area con numerosi e consistenti nuclei.

Questa importante “isola” di una natura che, caparbiamente, si è rigenerata riconquistando un’importante superficie, rappresenta oggi l’unico, prezioso esempio, a Pescara, di litorale interessato dalla tipica vegetazione dunale.

Per questo sito dovrebbe essere garantita una protezione più rigorosa, con divieto di asportazione della sabbia e della vegetazione, anche di quella pioniera più vicina alla battigia, e controllo della pressione antropica che sta creando problemi, oltre che alla vegetazione, anche alla nidificazione del Fratino.

Preoccupano i giovani esemplari di Erba delle Pampas (Cortaderia selloana), pianta altamente invasiva (purtroppo già nota a Pescara per essersi ampiamente propagata nella Pineta Dannunziana), che si sono naturalizzati nei popolamenti di Limonium. E’ urgente intervenire con rapidità estirpandoli, prima che la robusta graminacea si diffonda  irrimediabilmente. Occorre anche controllare l’invasione da parte dell’esotica Amorpha fruticosa, in particolare nell’area retrodunale.

 

 

Un popolamento di Limonium – Foto G. Pirone

 

Nel sito si è inoltre copiosamente naturalizzata un’altra neofita invasiva di origine americana, la Nappola  delle spiagge (Cenchrus incertus), una Poacea le cui spighette sono circondate da  acutissimi aculei ben noti ai bagnanti (la pianta fa parte di un gruppo di specie, cui appartengono anche Tribulus terrestris, Xanthium italicum e X. strumarium, note con il nome di “baciapiedi”). Non è facile controllarla, ma sarebbe auspicabile provarci, procedendo,  di anno in anno, all’estirpazione manuale delle piante prima che fruttifichino.

Senza retorica, confidiamo nel rispetto per questo modesto, ma rifiorito e prezioso frammento: una scheggia di “memoria” della storia naturale costiera, che richiama alla mente un lontano passato, quando i viaggiatori, affascinati dal paesaggio vegetale del litorale di Pescara, scrivevano: “ . . . pascevamo gli occhi di vaga verdura di mortella, e di pini salvatichi, che facevano quasi festoni alla riva del mare . . .” (da “Viaggio in Abruzzo”, di Serafino Razzi, 1574).

 

Gianfranco Pirone – Botanico

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