Camminare nei boschi contro stress, patologie croniche e Covid-19

Camminare nei boschi contro stress, patologie croniche e Covid-19

 

 

Il termine stress è usato in molti ambiti, tanto che sembra impossibile darne una definizione univoca. L’interpretazione dipende da fattori esterni disturbanti, reazioni emotive a particolari eventi, comportamenti di cellule e organi in specifiche condizioni, fattori di rischio per diverse patologie.

Il primo a parlarne è stato Hans Selye nel 1936 con un articolo dal titolo “Una sindrome prodotta da diversi agenti nocivi”[1]: una sorta di risposta adattiva univoca di fronte ad agenti diversi. È solo negli anni 70 che Selye introduce la distinzione tra eustress e distress, per identificare nel primo caso le reazioni ad agenti stressanti positivi (per es. l’organizzazione di un matrimonio -ndr-) e, nel secondo caso, reazioni ad agenti stressanti negativi (per es.un lutto -ndr-). Da questa distinzione l’autore ha successivamente affermato, in un testo autobiografico, che “stress non è ciò che ci accade, ma è il nostro modo di reagire” [2].

 

 

La distinzione tra eustress e distress è ancora utilizzata dal mondo scientifico ed è stato dimostrato che in entrambe le condizioni le reazioni fisiologiche sono le stesse: secondo molti scienziati ciò che determina un eventuale danno o al contrario l’acquisizione di una maggiore capacità adattiva, è il modo in cui l’elemento stressogeno viene vissuto e interpretato, oltre alla durata dell’esposizione allo stimolo. Questa considerazione è valida naturalmente fino a quando siamo consapevoli o abbiamo una certa percezione dell’evento stressogeno: l’esposizione a sostanze inquinanti, per es., non necessariamente è consapevole, tuttavia può generare stress a cellule e tessuti ed avere conseguenze significative.

La legge Yerkes-Dodson suggerisce che lo stress sia ottimale entro un certo livello, perché favorisce migliori prestazioni (per es. sostenere un esame o una gara), ma oltre quel limite diventa controproducente, generando angoscia [3]. Questa corrente di pensiero è attualmente considerata valida, purché si considerino sempre le condizioni specifiche vissute a livello individuale. Tenendo presente che gli effetti fisiologici derivati dallo stress, sia eustress che distress, sono i medesimi, a fronte di  una buona prestazione cognitiva, una gara vinta, un obiettivo raggiunto nel breve termine, nel lungo termine altri obiettivi, come per esempio la longevità o un buono stile di vita sarebbero comunque compromessi, a causa del logoramento a livello fisiologico. Il dibattito è aperto [4].

Tra i sintomi più comuni dello stress prolungato o non gestito a turbare l’omeostasi dell’organismo [5] ci possono essere: mal di testa, agitazione, sbalzi di umore, depressione, ansia, attacchi di panico, disturbi gastrointestinali, disturbi del sonno, digrignamento, abbassamento delle difese immunitarie, patologie cardiovascolari [6], sensazione di essere sopraffatti dagli eventi e quindi di perdere il controllo.

 

 

La soluzione principale rimane uno stile di vita sano, a volte potremmo definirlo anche “più umano”, perché ciò che pretendiamo da noi stessi travalica spesso i nostri limiti: alimentazione sana, ritmi equilibrati, buone abitudini.

La Natura ci insegna, non può far altro che rispettare la propria ciclicità, adattandosi lentamente ai cambiamenti per garantirsi la sopravvivenza.

Potrebbe essere arrivato il momento di ricordarci da dove proveniamo e dove possiamo tornare per ritrovare l’essenziale.

Da quasi quarant’anni è stata codificata la pratica dell’immersione in natura, in modo specifico nella foresta, per alleviare lo stress, migliorare il tono dell’umore, il sistema immunitario, solo per fare alcuni esempi. Questa attività viene definita in Giappone Shinrin-Yoku, mentre in Occidente prende il nome di Bagno di Foresta o Terapia Forestale. Consiste sostanzialmente nell’attraversare la foresta camminando lentamente e respirando l’aria ricca di principi attivi componenti degli oli essenziali prodotti dalle piante [7].

Una recente revisione sistematica ha confrontato i principali studi scientifici in cui i ricercatori si sono occupati di misurare, prima e dopo il Bagno di Foresta, il cortisolo salivare, indicatore del livello di stress: nella maggior parte dei lavori l’abbassamento del livello di questo ormone è stato statisticamente significativo [8].

Uno studio pilota del 2015 ha analizzato l’effetto del Bagno di Foresta in soggetti  con ipertensione. In questo lavoro, oltre ad indici di natura prettamente psicologica (Profilo degli Stati dell’Umore POMS), si misurava anche la variabilità della frequenza cardiaca (HRV), ulteriore parametro relativo allo stress: i risultati indicano effetti positivi e rilassanti nel breve termine per questi campioni di soggetti, con livelli statisticamente significativi in relazione all’HRV [9].

 

 

Se il Bagno di Foresta combatte lo stress, allevia l’ansia e stimola il sistema immunitario, potrebbe essere un’attività di prevenzione contro il Covid19? I risultati di una revisione del 2021 suggerisce che questo effetto potrebbe essere possibile [10]. Lo studio sottolinea anche come la pandemia e l’isolamento conseguente abbiano promosso uno stile di vita malsano, cattive abitudini alimentari e, naturalmente, sedentarietà. Soprattutto nelle persone anziane, una leggera attività fisica sarebbe protettiva rispetto a patologie cardiovascolari, diabete mellito tipo 2 ed ipertensione, che sono collegate al virus COVID-19 [11], ma è anche stimolante il sistema immunitario, attraverso una maggiore circolazione linfocitaria ed il rilascio di citochine [12]. Vien da sé che la riduzione dell’attività fisica imposta attraverso il lockdown potrebbe aver esposto a maggiori rischi le persone con patologie di questo tipo. Al contrario, esercizio leggero (per esempio una semplice camminata) svolto nel bosco o nella foresta potrebbe essere preventivo, grazie anche all’azione immunomodulante dei terpeni.

Nel 2021 Roviello e Roviello hanno dimostrato che in alcune regioni italiane (Sardegna, Calabria e Basilicata), a minore densità di popolazione, con minore presenza di particolati sottili (le particelle inquinanti chiamate PM) e maggiori superfici boscate procapite (complici probabilmente anche la presenza del mare ed il clima mite), le percentuali di decessi per COVID-19 erano più basse [13].

In Italia la natura è generosa, a noi scegliere se investire in prevenzione, con “prescrizioni verdi” ed una maggiore tutela delle foreste, oppure in cure, più o meno efficaci.

Sara Nardini, psicologa e psicoterapeuta, naturopata, esperta di Terapia Forestale.

BIBLIOGRAFIA

  1. Selye, Stress without Distress, 1st ed., Lippincott Williams & Wilkins, Philadelphia 1974.
  2. Selye, The Stress of My Life: A Scientist’s Memoirs, 1st ed., McClelland and Stewart, Toronto 1977.
  3. Benson, R. L. Allen, How much stress is too much? Harv. Bus. Rev. 1980.
  4. Bienertova-Vasku et Al., Eustress and Distress: Neither Good Nor Bad, but Rather the Same? BioEssays 2020. https://doi.org/10.1002/bies.201900238
  5. W. Gold. The organization of the stress system and its dysregulation in depressive illness. Mol Psychiatry 2015. doi: 10.1038/mp.2014.163.
  6. T Ginty et Al. Cardiovascular and autonomic reactivity to psychological stress: Neurophysiological substrates and links to cardiovascular disease. Auton Neurosci 2017. doi: 10.1016/j.autneu.2017.03.003.
  7. Li Q., Shinrin-Yoku. Immergersi nei Boschi. Ed. Rizzoli 2018.
  8. Antonelli, M.; Barbieri, G.; Donelli, D. Effects of forest bathing (shinrin-yoku) on levels of cortisol as a stress biomarker: A systematic review and meta-analysis. J. Biometeorol. 2019, 63, 1117–1134. [CrossRef]
  9. song C. et Al. Effect of forest walking on autonomic nervous system activity in middle-aged hypertensive individuals: a pilot study. Int J Environ Res Public Health . 2015 Mar 2;12(3):2687-99. doi: 10.3390/ijerph120302687.
  10. Roviello V. Et Al. Forest-bathing and physical activity as weapons against COVID-19: a review. Environ Chem Lett. 2021 Sep 21;1-10. doi: 10.1007/s10311-021-01321-9.
  11. Alyammahi SK, Abdin SM, Alhamad DW, Elgendy SM, Altell AT, Omar HA (2021) The dynamic association between COVID19 and chronic disorders: An updated insight into prevalence, mechanisms and therapeutic modalities. Infect Genet Evol 87:104647. https://doi.org/10.1016/j.meegid.2020.104647.
  12. Shek PN, Shephard RJ (1998) Physical exercise as a human model of limited inflammatory response. Can J Physiol Pharmacol 76(5):589–597. https://doi.org/10.1139/y98-040
  13. Roviello V, Roviello GN (2021) Lower COVID-19 mortality in italian forested areas suggests immunoprotection by mediterranean plants. Environ Chem Lett 19(1):699–710.

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