Camminare nel bosco per vincere l’ansia

Camminare nel bosco per vincere l’ansia 

 

L’Ecopsicologia in passato ha già ampiamente dimostrato l’efficacia degli ambienti cosiddetti naturali sul benessere psicologico delle persone [1], sia in termini più generali di riduzione dello stress [2], che in termini maggiormente specifici, come per esempio l’aspetto ricostituente, rigenerativo [3], o l’effetto sulle prestazioni cognitive [4]. Alcuni studi hanno anche valutato l’impatto psicologico dei diversi paesaggi naturali (rurale, foresta, sentiero, ecc) [5] [6] [7], anche quando mediato dalla presentazione di soli stimoli visivi (esposizione dalla finestra, video, fotografie, ecc) [8], mentre altri hanno individuato quali siano le preferenze paesaggistiche da parte della popolazione esaminata.

Oggi si fa strada un approccio alla salute più specifico, che non parla di natura in generale, ma più precisamente di foresta. In realtà è dagli anni 80 del secolo scorso che la Terapia Forestale [9][10], in Oriente, a partire da Giappone e Corea, viene considerata medicina complementare e ne vengono evidenziati i benefici, sia dal punto di vista psicologico, che fisiologico, ma solo negli ultimi anni anche in Occidente si è acceso l’interesse per questo tema, in Italia siamo proprio agli inizi [11]. Riguardo agli esiti psicologici più evidenti dell’immersione forestale (Bagno di foresta o Shinrin-Yoku), sicuramente la riduzione degli stati ansiosi è uno dei più importanti.

 

 

 

Ma cos’è l’ansia?

Spesso viene confusa con l’irritazione, a causa del fatto che il termine viene utilizzato in senso comune e, come intercalare, a sproposito (“che ansia!” – quando non ne possiamo più di qualcosa, oppure “mi fai ansia!” – quando non sopportiamo più una persona-), o ancora più frequentemente con la paura, ma sono esperienze diverse.

La paura è un’emozione antica filogeneticamente ed ha l’importante funzione di garantirci la sopravvivenza manifestandosi automaticamente. Può generare in modo molto rapido diversi tipi di reazione: attacco, fuga, freezing (“congelamento” che serve a “fingerci morti” per ingannare i predatori).

L’ansia deriva dalla memoria degli eventi vissuti, che associamo, nella nostra quotidianità, ai nuovi eventi, anticipandone mentalmente esiti, processi, difficoltà o fallimento. Attraverso l’ansia ci proiettiamo avanti nel tempo, a volte generando un livello di tensione ottimale per realizzare una buona performance (Arousal [12]), grazie alla maggiore attivazione del sistema cognitivo e in particolare dell’attenzione, altre volte in modo eccessivo, sviluppando perfino un livello di stress invalidante (panico).

La differenza tra ansia e paura, che dal punto di vista dei circuiti neurali coinvolti deve essere ancora indagata bene, consiste quindi nel fatto che mentre la paura si manifesta nel momento presente, a fronte di uno stimolo/pericolo reale, l’ansia si “aggancia” alle esperienze passate e si sviluppa prima ancora che gli eventi accadano, a volte anche quando questi hanno bassa probabilità di verificarsi o non si verificheranno mai [13] [14].

È evidente quindi che l’ansia sia una questione legata prima di tutto al modo in cui si strutturano e funzionano il nostri pensieri e poi alle nostre emozioni e alle reazioni fisiologiche. È maggiormente ansioso chi si proietta in avanti, pre-occupandosi di ciò che ancora non c’è, nel tentativo di avere una qualche forma di controllo sugli eventi,  cercando di evitare una nuova esperienza di frustrazione, laddove, magari, ci si attenderebbe piacere.

 

 

Come ci possono aiutare gli alberi?

Oltre che con l’emissione delle sostanze volatili [15], i terpeni, che come ormai è noto, intervengono chimicamente a favorire stati meno ansiosi, sicuramente con l’esempio. L’esempio è disponibile in tutte le stagioni, non richiede particolari temperature o specifiche condizioni climatiche, è per tutti, semplicemente e sempre.

Il primo insegnamento che ci offrono gli alberi è il “radicamento”, che descriviamo con le parole di Alexander Lowen, padre della Bioenergetica [16]: Noi esseri umani siamo come gli alberi, radicati al suolo con un’estremità, protesi verso il cielo con l’altra, e tanto più possiamo protenderci quanto più forti sono le nostre radici terrene” . In altre parole Lowen ci descrive come “avere i piedi a terra” (il significato della parola grounding) consenta a ciascuno di noi di occupare il proprio spazio nella vita, avere una posizione più equilibrata, essere a contatto con la realtà per mezzo della propria esperienza diretta, che passa prima di tutto attraverso il corpo.

Non solo: un  buon esame di realtà è ciò che viene sicuramente valutato in psicologia come elemento fondante una struttura sana di personalità, in grado di far fronte agli eventi producendo risposte adeguate e coerenti con il contesto, da un lato, e con la propria progettualità dall’altro. Ecco il nostro protenderci verso il cielo: la possibilità di sviluppare le nostre potenzialità, i nostri progetti, sviluppando la miglior forma che la “nostra” Natura ci consenta e questo è possibile solo con un buon apparato radicale. E poi ancora, esserci nella nostra forma migliore, nutrendoci del “sole della gratificazione”, per così dire, non contribuisce ulteriormente all’irrobustirsi del nostro contatto con la terra, alimentando una relazione di fiducia e creativa con la vita? E questa nostra Presenza non favorisce forse anche la relazione più autentica, partecipativa e solidale con gli esseri della nostra specie, dal momento che lo sviluppo di una Presenza consapevole ci svincola da molte delle possibili proiezioni mentali, compreso il giudizio, che alimenta l’ansia?

Tutto questo gli alberi già lo fanno [17]: in grado di percepire le condizioni climatiche, ambientali, chimiche del luogo in cui vivono e in grado di sostenersi reciprocamente in un fluire adattogeno di comportamenti e reciprocità per mantenere la salute individuale e l’equilibrio del proprio ecosistema. Gli alberi comunicano, imparano, memorizzano, ma non provano ansia.

 

Sara Nardini, psicologa e psicoterapeuta, naturopata, esperta di Terapia Forestale.

 

Bibliografia

  1. Kaplan R., Kaplan S., The Experience of Nature, a Psychological Perspective. Cambridge University Press, 1989
  2. Berto R., The Role of Nature in Coping with Psycho-Physiological Stress: A Literature Review on Restorativeness. Behav Sci (Basel). 2014 Dec; 4(4): 394–409. Published online 2014 Oct 21. doi: 3390/bs4040394
  3. Kaplan S., The restorative benefits of nature: toward an integrative framework. Journal o/Enuinm,mfol Ps>clmlog~ (1995) 16, 169-182B 1996 Academic Press Limited
  4. Tennessen C. M., Cimprich B. Views to nature: Effects on attention. https://doi.org/10.1016/0272-4944(95)90016-0
  5. Marselle M.R., Irvine K. N., Warber S. Walking for Well-Being: Are Group Walks in Certain Types of Natural Environments Better for Well-Being than Group Walks in Urban Environments? Int J Environ Res Public Health. 2013 Oct 29;10(11):5603-28. doi: 10.3390/ijerph10115603
  6. Rugel E., Ward H. Green Space and Mental Health: Pathways, Impacts, and Gaps. NCCEH Apr 14, 2015
  7. Velarde M. D., Fry G., Tveit M. Health effects of viewing landscapes – Landscape types in environmental psychology. Urban Forestry & Urban Greening 6 (2007) 199–212
  8. Kjellgren A., Buhrkall H. A comparison of the restorative effect of a natural environment with that of a simulated natural environment. Journal of Environmental Psychology Volume 30, Issue 4, December 2010, Pages 464-472
  9. Li Q. Shinrin-Yoku: The Art and Science of Forest Bathing. 2018. Nippon Medical School.
  10. Miyazaki Y. Shirin Yoku. La teoria giapponese del bagno nella foresta per ritrovare il proprio equilibrio. Ed. Gribaudo.
  11. Meneguzzo F., Zabini F. (a cura di) 2020. Terapia Forestale un progetto in collaborazione tra il Club Alpino Italiano e il Consiglio Nazionale delle Ricerche. Ed. CNR.
  12. Arent S. M., Landers D. Arousal, anxiety, and performance: a reexamination of the Inverted-U hypothesis. Q. Exerc. Sport.2003 Dec; 74(4): 436-44. doi: 10.1080/02701367.2003.10609113.
  13. Pankaj S. Fear, Anxiety, and the Amygdala. Neuron 27;96(1):1-2. doi: 10.1016/j.neuron.2017.09.013.
  14. Richard A., Strata P. Neuronal circuits for fear and anxiety – the missing link. Nature 2015 Oct;16(10):642. doi: 10.1038/nrn4028. Epub 2015 Sep 3.
  15. Farrow M.R., Washburn K. A Review of Field Experiments on the Effect of Forest Bathing on Anxiety and Heart Rate Variability. Glob Adv Health Med 2019 May 16;8:2164956119848654. doi: 10.1177/2164956119848654. e Collection 2019.
  16. Lowen A. La spiritualità del corpo. Astrolabio, Roma 1991.
  17. Simard, S.W. (2018). Mycorrhizal networks facilitate tree communication, learning and memory. In: Baluska, F., Gagliano, M., and Witzany, G. (eds.), Memory and Learning in Plants. Springer ISBN 978-3-319-75596-0. Chapter 10, pp. 191-213.

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