Di Felice “Costruire sull’aveo dei fiumi causa tragedie. Basta morti”

Di Felice. “Costruire sull’alveo  dei fiumi : quando l’incuria umana è causa di tragedie”

Parla l’idrobiologa, esperta di fiumi,  in merito alla tragedia dell’alluvione a Casteldaccia in Sicilia.

 

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Il luogo della tragedia a Casteldaccia – Foto da www.rainews.it 

 

Abbiamo nuovamente intervistato la dott.ssa Piera Lisa DI Felice, idrobiologa vicepresidente della Federazione Nazionale Pro Natura e del Conalpa, che da sempre si batte contro la cementificazione dei fiumi italiani. La tragedia della Sicilia, con 12 vittime per una impressionante alluvione, scoperchia un mondo oscuro fatto di abusivismo pluridecennale, di indifferenza e malaffare che ha divorato alvei fluviali.

La tragedia di Casteldaccia in Sicilia ha colpito la sensibilità pubblica. Come si può arrivare a costruire in prossimità di un alveo fluviale?

Nel 2018 si continua a piangere vittime per i disastri ambientali perché per più di 60 anni non siamo stati in grado di portare avanti delle visioni lungimiranti e trattare i fiumi e il territorio nella maniera adeguata. I dati CNR e ISPRA parlano di oltre 2000 vittime e oltre 500 mila sfollati con danni fino a 3,5 miliardi di euro l’anno. Si tratta di cifre insostenibili per un paese come il nostro che si ritiene “civile” e che ha inserito nell’articolo 9 della sua Costituzione il rispetto del paesaggio. Il luogo in cui si è consumata la tragedia è una zona altissima pericolosità secondo il Piano di Assetto Idrogeologico e l’edificio abusivo non era neanche segnato sulle mappe.  Costruire in una zona ad elevata densità di alluvione è un delitto.

Di abusivismo ormai si muore. Come possiamo uscire da questo tunnel?

I fiumi devono avere sempre il loro spazio di espansione e non devono assolutamente essere divorati o ingabbiati. Il ruolo del Governo è importantissimo, è necessario pianificare e fare programmazione per la corretta gestione dei bacini idrografici che vanno controllati e tutelati seguendo le direttive comunitarie. E’ necessaria innovazione per il nostro patrimonio fluviale e innovazione non significa affatto grandi opere ma riportare i fiumi a un aspetto naturalistico. Bisogna tornare a fare pace con la natura e cominciare a chiederle scusa, abbassare la testa e fare un passo indietro.  Mai come adesso è importante operare in questo modo, maturando una nuova sensibilità.

 

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Il disastro di Casteldaccia – Foto da www.ansa.it

 

Secondo dati ISPRA vivono 6.183.364 persone in aree a rischio. Tuttavia fanno discutere le parole del premier Conte che dice: “Spesso abbiamo registrato qualche intralcio burocratico per la ripulitura dei corsi d’acqua, ci sono per esempio vincoli paesaggistici per la rimozione di un albero: dobbiamo avere la consapevolezza che tutti i beni sono costituzionalmente tutelati, ma dobbiamo avere la capacità di riorientare la legislazione guardando agli interessi in gioco: al primo posto c’è la tutela primaria della vita umana”. Come interpreti questo modo di vedere?

Sono la prima a dire che la tutela della vita umana è sacrosanta e al primo posto, ma per poterla preservare  è necessario smettere di violentare il territorio. Se un albero cade in un fiume va eliminato senza perdere tempo ma la sua rimozione deve essere eseguita chirurgicamente senza intaccare o distruggere l’ecosistema con ruspe. La vegetazione fluviale  spondale è importantissima anche per preservare l’integrità del fiume. A mio avviso i vincoli paesaggistici sono una ricchezza per il nostro paese, è chiaro che non dobbiamo subire il cortocircuito burocratico. I nostri fiumi vanno decementificati e vanno gestiti da professionisti del settore. Basta con opere di improvvisazione.

Il ministro Salvini dice che la colpa di tutto questo disastro è degli “ambientalisti da salotto. Qual è la tua riflessione in merito?

Personalmente io appartengo al movimento ambientalista dinamico e non da salotto che negli anni 80 e 90 ha lottato per tutelare i fiumi in Abruzzo. Sono figlia di quello spirito combattivo che operava sul territorio e che non aveva nulla a che fare con i salotti e le chiacchiere. Tanti, come me, hanno dedicato la vita a studiare, a fare formazione, a trovare soluzioni e progetti per la salvaguardia dei fiumi. La mia riflessione è quella di smetterla di perdere tempo e di cominciare a punire coloro  che hanno portato all’abusivismo. Non si può concepire che dal 2008 la casa abusiva di Casteldaccia  doveva essere demolita ed invece era ancora li’, tomba costruita per vittime inconsapevoli.

 

Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio Onlus

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