Giardini perfetti

Giardini perfetti

 

         Lo sappiamo tutti, il numero perfetto è il tre; lo era già presso la grecia classica, se non addirittura prima, e ha continuato ad esserlo nella cultura antico romana, in quella medievale e via dicendo fino a noi, eredi più o meno consapevoli di stratificazioni culturali che si perdono nella notte dei tempi.

         In molti giardini che si realizzano oggi, il numero 3 domina incontrastato sulle quantità di alberi e arbusti e viene da pensare che anche i vivaisti abbiano lanciato l’offerta “3×2”, esattamente come al supermercato.

         Vorrei tentare di dare una spiegazione al fenomeno, attraverso un rapido escursus sugli ultimi 3 secoli della storia del giardino.

         Nel giardino romantico, nato in Gran Bretagna nel XVIII secolo, le piante erano disposte in modo tale da apparire “naturalmente” al loro posto ed il loro aspetto naturaliforme era legato anche alla quantità, che doveva apparire casuale e da qui l’importanza dei numeri dispari: 3,5,7.

         Nei giardini all’italiana e poi alla francese dei secoli precedenti infatti, l’esistenza di assi di simmetria portava inevitabilmente ad avere sempre un numero pari di alberi, arbusti, parterre, vasi, fontane e statue perchè dovevano ripetersi al di qua e al di là degli assi di simmetria che scandivano il giardino.

         Oggi, la mancanza di uno stile ben definito nella progettazione dei giardini è dovuta anche alla frammentazione dei modus vivendi: i committenti hanno esigenze e aspirazioni che richiedono differenti soluzioni progettuali; il “panorama verde” è, in senso metaforico, piuttosto piatto, e in senso fisico e reale, tristemente costellato da brutture e banalità.

         Mi riferisco soprattutto al “3×2” di cui sopra: ogni bravo giardinetto di villino ospita, in un angolo, ma a volte anche al centro, 3 cipressi  disposti  esattamente ai vertici di un triangolo equilatero e spesso anche molti arbusti da fiore, sempre in numero di 3, disseminati in mezzo al prato.

         Credo in sostanza che si faccia un uso improprio di alcuni principi, estrapolati dalla filosofia che animava la creazione dei giardini romantici, per tradurli in banali “ricette”, quando sappiamo bene che non esistono ricette preconfezionate per fare un bel giardino.

 

Confido nella creatività e nel buongusto degli italiani, e anche se non esistono più i grandi giardini di una volta, sono convinta che si potranno realizzare spazi verdi belli e sostenibili, lasciando da parte i numeri perfetti, le ricette ed i luoghi comuni e liberare la fantasia, sempre e comunque affiancati da un paesaggista preparato che sappia interpretare e realizzare i desideri del committente e rispettare il contesto paesistico ed ambientale in cui il giardino si colloca.

 

Alessia Brignardello

Botanico – Paesaggista

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *