I Frassini, tra cielo e terra

I Frassini, tra cielo e terra

 

«So che un frassino s’erge | Yggdrasill lo chiamano, | alto tronco asperso | di bianca argilla. | Di là viene la rugiada | che cade nella valle. |  Si erge sempre verde | su Urðarbrunnr».

 

Frassino maggiore in abito autunnale (Bob Gibbons)

Al Frassino, simbolo di rinascita, fecondità, prudenza e modestia, sono legate numerose leggende. Nella mitologia scandinava, cui si riferisce il testo sopra citato (tratto dal poema sentenzioso-sapienziale “La profezia della veggente”, scritto in lingua norrena da un poeta islandese del X secolo), il Frassino rappresenta l’albero cosmico, l’asse del mondo che unisce cielo, terra e inferi. In questa stagione, poi, è uno degli alberi che maggiormente contribuiscono a formare il tappeto di foglie dai caldi colori autunnali. Quei colori che sicuramente hanno ispirato uno degli aforismi del filosofo Albert Camus: “L’autunno è una seconda primavera, quando ogni foglia è un fiore”.

Allo stato spontaneo i Frassini (genere Fraxinus, famiglia Oleaceae) sono diffusi, con una settantina di specie, nelle regioni temperate e subordinatamente anche tropicali dell’Emisfero Boreale. In Italia sono presenti 4 entità: F. ornus subsp. ornus (Orniello, Avorniello, Frassino da manna), F. angustifolia subsp. oxycarpa (Frassino meridionale, Frassino ossifillo), F. excelsior subsp. excelsior (Frassino maggiore, Frassino comune) e F. excelsior subsp. siciliensis (Frassino siciliano, endemico della Sicilia).

 

Bosco di Frassino maggiore a Valle Vaccaro sui Monti della Laga (G. Pirone)

 

Il nome generico Fraxinus deriva dal latino phraxis (siepe), per il loro antico uso nella costruzione delle siepi o per segnare i confini. Sono piante arboree, più raramente arbustive, con foglie opposte, imparipennate (in qualche caso ridotte a una sola fogliolina), e fiori piccoli, bisessuali o unisessuali, riuniti in infiorescenze a pannocchia o a racemo. Il frutto è una samara appiattita fornita di un’unica ala terminale. Notevole è la loro capacità pollonifera.

I maggiori motivi di interesse dei Frassini sono legati al loro legno, chiaro, pesante, duro, tenace ed elastico, adatto per lavori di falegnameria e di carpenteria (pavimenti, mobili, remi, alberi di barche, sci, manici di utensili, bastoni da hockey, racchette da tennis, mazze da baseball, parti di strumenti musicali). Gli antichi Greci e Romani lo utilizzavano per fabbricare lance e giavellotti. Nell’Iliade di Omero viene citata la lancia che poteva essere impugnata solo da Achille, costruita con il legno di Frassino del Monte Pelio, in Tessaglia, che nella mitologia greca era la patria di Chirone, il centauro tutore di Achille: “Patroclo prese  due forti lance adatte alla sua mano; | ma non prese l’asta dell’Eacide perfetto, | grande, pesante, solida: nessuno dei danai poteva | brandirla, tranne Achille: frassino del Pelio | che Chirone donato aveva a suo padre |  per dar morte ai guerrieri”.

Ai Frassini ben si addice la definizione di “alberi per gli agricoltori”, dato l’impiego universale  per assi di aratri e ruote di carri. Le foglie dei Frassini, poi, costituiscono un ottimo foraggio per ovini, caprini e bovini, sia allo stato fresco che dopo essiccazione. Notevole è il valore ornamentale di queste piante, utilizzate nei parchi, nei giardini e nei viali cittadini.

 

Orniello in fiore (L. Di Martino)

 

Frassino meridionale, foglie e samare (G. Pirone)

 

Il gemmoderivato di Frassino svolge un’azione depurativa generale utile soprattutto quando il corpo richiede una energica azione disintossicante all’inizio della primavera. Da solo o in associazione con altre erbe è anche antinfiammatorio. Dall’Orniello e dal Frassino meridionale si raccoglie la manna, sostanza zuccherina contenente mannite, che trasuda dalle incisioni praticate nella corteccia e che all’aria si rapprende. Il suo maggiore impiego è come lassativo o purgante, privo di disturbi secondari, ma viene considerata efficace anche contro gli avvelenamenti da barbiturici, le ascaridiosi e negli stati di shock. I Frassini da manna, nelle loro diverse varietà, venivano un tempo coltivati in alcune località dell’Italia meridionale e in particolare in Sicilia. È molto probabile che tale coltivazione sia stata praticata, fino agli inizi del secolo scorso, anche in Abruzzo, soprattutto nella parte meridionale costiera della regione.

Molto generosi, quindi, i Frassini. In Inghilterra questi alberi erano così conosciuti, amati e familiari, che numerosi toponimi vennero identificati con il prefisso ash (frassino); è il caso ad esempio, come riportato da Fiona Stafford (“La lunghissima vita degli alberi”, Hoepli, 2016), della città  di Ashford nel Kent e dei villaggi di Askham in Cumbria, Ashley nel Devon, Ashwellthorpe  nel Norfolk, Ashendon nel Buckinghamshire. In quest’ultimo caso il toponimo deriva dall’inglese antico “Hill overgrown with ash trees”, cioè “collina ricoperta di Frassini”.

 

L’albero cosmico Yggdrasill in un manoscritto islandese del XVII secolo

 

Qualche cenno su miti e leggende

Simbolo di iniziazione, presso le popolazioni druide il Frassino era presente nel corso di rituali e cerimonie. Con il suo legno si accendeva il fuoco del nuovo anno  per propiziare l’arrivo delle piogge primaverili e far tornare a nuova vita le piante dopo il riposo invernale.

Nel mondo greco-romano ciascuna divinità era legata alla sacralità di un albero: il Frassino era dedicato a Poseidone, dio  del mare. E sempre nella Grecia antica  il Frassino veniva chiamato melía, che era anche il nome della ninfa di questo albero.  Il Frassino era noto come nemico dei rettili. Dioscoride, medico e botanico del I° secolo d.C., in De Materia medica afferma che il Frassino ha effetti medicinali contro i morsi dei serpenti.

Anche Plinio il Vecchio, nella Naturalis Historia, riporta l’antipatia dei serpenti per i Frassini e raccomanda le loro foglie come antidoto al loro morso: “Contra serpentes vero suco expresso ad potum et inposita ulceri opifera, ut nihil aeque, reperiuntur, tantaque est vis, ut ne matutinas quidem occidentesve umbras, cum sunt longissimae, serpens arboris eius adtingat, adeo ipsam procul fugiat” (“In realtà sono ricercati contro i serpenti, e niente ugualmente, col succo spremuto per berlo e come aiuto posto per la ferita, è tanto il potere, che il serpente non raggiunge neppure le ombre mattutine o del tramonto, quando sono molto alte, del suo albero, tanto lo sfugge lontano”). E ancora: “Experti prodimus, si fronde ea circumcludantur ignis et serpens, in ignes potius quam in fraxinum fugere serpentem” (“Esperti affermiamo che, se con questa fronda sono circondati il fuoco e un serpente, il serpente fugge verso le fiamme più che verso il frassino”).

Il culto del Frassino sopravvive ancora tra i berberi, nell’Africa del Nord: è credenza, tra l’altro, che alla sua ombra si svolgano  assemblee soprannaturali. In una regione dell’Algeria, la Cabilia, vi è uno stretto legame tra il Frassino e il mondo femminile, documentato dal fatto che alla donne è riservato il compito di salire su questi alberi per raccogliere le foglie utilizzate come foraggio. Si tratta probabilmente di una tradizione legata all’antico culto della Grande Madre cui era consacrato il Frassino.

I Frassini in Abruzzo

In Abruzzo vivono tre diversi Frassini: l’Orniello, noto anche con i nomi di Avorniello e Frassino da manna (Fraxinus ornus subsp. ornus), il Frassino meridionale o Frassino ossifillo (F. angustifolia subsp. oxycarpa) e il  Frassino maggiore (F. excelsior subsp. excelsior).

I tre alberi si differenziano per la forma e il numero dei segmenti fogliari e della loro seghettatura, oltre che per il colore delle gemme, caratteri che spesso non sono facili da discriminare. Facile è invece l’identificazione dell’Orniello in fioritura, perché i piccoli fiori hanno corolla con petali bianchi riuniti in vistose pannocchie, mentre il Frassino maggiore e quello meridionale hanno fiori incospicui, senza calice e corolla, riuniti in  racemi ascellari sviluppantisi in primavera prima delle foglie.

Una semplice chiave per distinguere queste tre specie è la seguente:

1 Foglie con segmenti 2-3 volte più lunghi che larghi. Fioritura contemporanea o successiva alla comparsa delle foglie. Corolla con 4 petali bianchi.  F. ornus

1 Foglie con segmenti 3-5 volte più lunghi che larghi. Fioritura antecedente le foglie. Corolla assente.

2 Gemme nere o nerastre. Segmenti fogliari a denti diretti in avanti ed in numero maggiore rispetto ai nervi laterali.   F. excelsior

2 Gemme da verde-bruno a bruno-scuro, non nere. Segmenti fogliari a denti più o meno divaricati ed in numero eguale ai nervi laterali.    F. angustifolia

 

Gemma di Frassino maggiore (G. Pirone)

 

Gemma di Frassino meridionale (G. Pirone)

 

Il Frassino meridionale è tendenzialmente igrofilo, vive nei boschi umidi, lungo i fiumi, nei valloni e nelle forre, associandosi più frequentemente al Pioppo bianco, alla Farnia e all’Olmo campestre. Tende a sostituire il Frassino maggiore nelle foreste planiziali e nei boschi ripariali e retrodunali. Il suo areale comprende l’Europa sud-orientale fino al Caucaso.

Il Frassino maggiore è specie mesofila, eliofila da adulta e rappresenta un elemento dei boschi misti freschi di caducifoglie: faggete, boschi di forra e planiziali. Nella letteratura forestale è incluso, assieme ad altri alberi come Olmi, Tigli, Aceri e Ciliegi, tra le latifoglie “nobili”, quelle cioè che, presenti sporadicamente, rivestono notevole interesse per la loro rarità e il particolare pregio tecnologico, estetico e naturalistico; non a caso gli è stato assegnato il nome di “Venere dei boschi”. E’ specie europeo-caucasica.

L’Orniello è eliofilo e moderatamente termo-xerofilo, adattato a climi temperato-caldi con aridità estiva. Diffuso soprattutto nella fascia dei querceti caducifogli submediterranei, mostra un’ampia valenza ecologica, potendo vivere sia nei boschi freschi su terreno relativamente umido, sia nelle boscaglie xerofile su terreno arido con esposizioni meridionali. È tra le più diffuse e frequenti caducifoglie ed è specie accompagnatrice nei boschi di Roverella, di Carpino nero, di Cerro e di Faggio; penetra anche nelle cenosi mediterranee di Leccio. E’ presente dall’Europa fino al Mar Nero.

Concludo con la poesia surreale “Prossimo lontano”: “Ieri sera un frassino | sul punto di dirmi | qualcosa – tacque”. Versi onirici di Octavio Paz (1914-1998), poeta, scrittore e saggista messicano, premio Nobel per la letteratura nel 1990. E’ l’alone di mistero che continua a circondare il Frassino!

 

Gianfranco Pirone – Botanico

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