Il Ginepro

Il Ginepro

 

..Piove…

      su i  ginepri  folti

      di coccole aulenti…

Gabriele D’Annunzio

(La pioggia nel pineto)

 

In passato, in assenza degli Abeti veniva “promosso” il Ginepro ad albero di Natale. Ad esso si era soliti appendere profumati mandarini avvolti in carte dorate e argentate riciclate. Ancora oggi è vivo, durante le festività natalizie, il ricordo di quelle fragranze: il profumo della gioventù! I Ginepri (genere Juniperus, famiglia Cupressaceae) sono piante arbustive o arboree sempreverdi, diffuse, con una settantina di specie, nelle regioni fredde, temperate e tropico-montane dell’Emisfero Boreale.

Numerose specie hanno foglie aciculari pungenti e verticillate a tre, altre hanno foglie squamiformi ed appressate ai rami; in quest’ultimo caso gli individui giovani possiedono anche foglie aciculari. Sono piante, in genere, a sessi separati (quindi gli individui hanno strobili([1]) solo maschili o solo femminili). Gli strobili maschili sono di colore giallo e sono formati da numerosi stami. Quelli femminili sono costituiti da 3 a 8 foglie carpellari, ognuna con uno o due ovuli; le loro squame sono carnose e sempre saldate a formare una struttura bacciforme, il galbulo, che non è un frutto perché nei Ginepri, come in tutte le Gimnosperme, gli ovuli non sono racchiusi in un ovario, ma sono “nudi”.

In Abruzzo sono presenti, sulla base delle più recenti acquisizioni tassonomiche, le seguenti entità: Ginepro comune (Juniperus communis var. communis), Ginepro nano (J. communis var. saxatilis), Ginepro rosso (J. oxycedrus), Ginepro deltoide (J. deltoides), Ginepro coccolone (J. macrocarpa) e Ginepro sabino (J. sabina). I più diffusi nella nostra regione sono il Ginepro comune, il Ginepro nano, il Ginepro deltoide e il Ginepro rosso. Rari sono, invece, il Ginepro sabino e il Ginepro coccolone.

Il nome generico Juniperus deriva dal latino iúnix (giovenca) e pário (io do alla luce), con riferimento alla proprietà dei decotti di favorire nelle vacche l’emissione della placenta. Secondo un’altra interpretazione, meno accettata, il nome deriverebbe dal celtico gen (cespuglio) e prus (aspro), con riferimento alle foglie pungenti e al sapore aspro dei galbuli.

Numerose sono, sin dall’antichità, le citazioni sui rimedi, frutto di credenze superstiziose, attribuiti ai Ginepri in virtù delle loro foglie pungenti. Ne ricordiamo qualcuno: il profumo scaccia le serpi, il succo ottenuto dalle foglie e dai galbuli guarisce dai morsi delle vipere, il carbone ottenuto dai rami la sera di Natale è una vera panacea, i rami appesi alle porte delle stalle proteggono gli animali dagli spiriti malvagi. Diverse storie di origine pagana furono poi, in parte, cristianizzate. Al di là dei miti e delle superstizioni, i Ginepri possiedono veramente tante qualità. Il legno, duro, profumato e inattaccabile dai tarli, veniva utilizzato per la costruzione di mobili e arnesi vari ed è ricercato per lavori di intarsio; fornisce inoltre un catrame vegetale impiegato nella preparazione di pomate utili nelle affezioni della pelle.

Varie sono le utilizzazioni dei galbuli per aromatizzare le pietanze di selvaggina, oltre che acquaviti e grappe; ad essi vengono attribuite proprietà diaforetiche, diuretiche, digestive e anticatarrali. Il Ginepro sabino era anticamente considerato emmenagogo e utilizzato anche come abortivo, uso altamente pericoloso e quindi non più praticato.

Ci occupremo qui, sommariamente, del Ginepro comune, di quello nano e del “coccolone”.

Il Ginepro comune è un arbusto o alberello alto fino a 3 m e oltre, con corteccia bruno-rossastra nei rami giovani, grigio-rossastra in quelli di oltre 10 anni, desquamante longitudinalmente. Le foglie sonoaciculari, pungenti, lunghe fino a 15-17 mm; la faccia superiore è quasi piana e con una sola stria glauca. Gli strobili maschili sono formati da piccoli gruppi di stami; quelli femminili (galbuli) sono di forma globosa, costituiti da poche squame carnose saldate anche a maturità, tali da simulare una bacca, dapprima verdi, poi, a maturità, blu-viola, con diametro fino a 5-7 mm. La disseminazione  è operata dagli uccelli (tordi, merli, cesene) che si nutrono dei galbuli.

Fiorisce da febbraio a maggio; i galbuli maturano nell’anno successivo a quello di fioritura.

L’ecologia del Ginepro comune è piuttosto ampia; vegeta infatti dalle spiagge sabbiose consolidate alla pianura e alla media montagna, dai boschi di sclerofille sempreverdi a quelli di latifoglie, agli arbusteti, ai pascoli. È molto diffuso nei querceti a dominanza di Roverella e nelle comunità erbacee non più pascolate, dove contribuisce a costituire popolamenti arbustivi ricostruttori del bosco. Indifferente al tipo di suolo, si sviluppa però in modo ottimale sui substrati non molto poveri e aridi. Il suo areale si estende in Europa, Asia centro-occidentale e America settentrionale. In Italia è presente in tutto il territorio, con qualche lacuna. È comune anche in Abruzzo.

Il Ginepro nano si differenzia dal Ginepro comune, oltre che per il portamento appressato al suolo, anche per le foglie più corte (fino a circa 10 mm), addensate, con la faccia superiore concava, mentre quelle degli apici dei rami sono molto ravvicinate ed incurvate.

Fiorisce da maggio a luglio; i galbuli maturano a fine estate-autunno dell’anno successivo.

È specie edificatrice dei cespuglieti altomontani, oltre il limite degli alberi, ben adattata al vento ed alle basse temperature. Le grandi chiazze dei pulvini di Ginepro nano si insediano di frequenza in ambienti rupestri, scoscesi e soleggiati. Spesso “scende” nelle radure ed alla base dei boschi di Faggio.   È distribuito in Europa, Asia centro-occidentale e America settentrionale. In Italia vive su Alpi, Appennino centro-settentrionale e Sardegna.

Controverso è il rango tassonomico attribuito alle popolazioni di questa entità, considerata da alcuni Autori una sottospecie di Juniperus communis, da altri solo una varietà (Juniperus communis subsp. alpina;Juniperus communis subsp. communis var. saxatilis).

Nell’alta montagna appenninica, oltre i limite degli alberi, questo Ginepro domina nella cintura di arbusti nani e contorti, dove in genere non supera in altezza le piante erbacee dei pascoli di altitudine. Qui si appiattisce al suolo, formando ampie chiazze che risaltano, con un colore verde scuro, sul più chiaro verde della prateria. I rami, fino alle loro ultime terminazioni, aderiscono il più possibile al terreno, alle pietre, alla roccia, offrendo minore resistenza all’impeto dei venti.

Così l’ecologo vegetale Valerio Giacomini, con la sua consueta, grande capacità comunicativa, descriveva, in un programma televisivo di TV Scuola, lo straordinario adattamento di questo Ginepro al severo ambiente alpino: “I fusti legnosi si attorcono al suolo, si insinuano nel pietrisco; i forti apparati radicali legnosi penetrano nelle rocce stirandosi e dilatandosi talora in bande nastriformi modellate alle più anguste fessurazioni. Forse nessuna pianta legnosa alpina esprime più evidentemente con la sua forma biologica la severità dell’ambiente climatico e le straordinarie capacità di adattamento della vita vegetale”.

 

Ginepro coccolone – Foto Colazilli

 

Il Ginepro coccolone in Abruzzo è molto raro, ma è spesso di dimensioni notevoli e forma dei consorzi di boscaglia assieme ad altre piante della macchia mediterranea. L’epiteto specifico (macrocarpa) del binomio latino deriva dai galbuli, noti con il nome italiano di “coccole”, che sono più grandi rispetto a quelli di altre specie di Ginepri e sono, perciò, delle “coccolone”, nome attribuito quindi anche alla specie.

È molto simile al Ginepro rosso, da cui si distingue per il portamento spesso più elevato, per gli aghi leggermente più  larghi (circa2,5mm), per i galbuli di colore bronzeo anche a maturità e più grandi, fino a15-16 mm di diametro. Vive quasi esclusivamente lungo le coste, nelle macchie e nei boschi sempreverdi, ma si rinviene anche in aree interne. Molto resistente alla salsedine, colonizza soprattutto gli ambienti dunali, dove riveste un importante ruolo quale specie consolidatrice delle sabbie.

È distribuito nel Bacino Mediterraneo. In Italia è presente sulle coste occidentali, su quelle adriatiche con lacune settentrionali, su quelle ioniche e in Sicilia, Sardegna e isole minori. In Abruzzo è stato segnalato solo per il bacino dell’Aventino nei territori di Casoli, Roccascalegna e Gessopalena, per la Valle del Trigno, per le Gole di Popoli e per alcune località di Taranta Peligna e Fara San Martino. Non è presente lungo la costa, verosimilmente perché estinto a causa della pressione antropica. Nella valle dell’Aventino vivono esemplari veramente superbi, alti oltre 10 metri.

([1])    Gli sbrobili delle Gimnosperme (al cui gruppo appartengono i Ginepri), sono gli antenati, molto primordiali, delle infiorescenze delle Angiorperme. A questo ultimo gruppo spetta, a rigore, il nome di “fiore”, che corrisponde alla struttura riproduttiva generalmente differenziata in calice, corolla, stami e pistilli.

 

Prof. Gianfranco Pirone – Botanico

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