Lasciamo in pace i nostri fiumi! Abbiamo bisogno di interventi conservativi, restauro naturalistico e consumo di suolo zero

Lasciamo in pace i nostri fiumi! Abbiamo bisogno di interventi conservativi,

restauro naturalistico e consumo di suolo pari a zero.

Sono insistenti le richieste di “pulire” i fiumi, a seguito delle devastanti alluvioni in Emilia Romagna. In realtà questa storia va avanti già da anni e non si è mai fermata. Ora, in questi giorni, ci si mette anche una fuorviante e pericolosa fotografia condivisa sui social che cerca di veicolare un messaggio anti-scientifico auspicando al ritorno al dragaggio dei fiumi, perchè si stava meglio negli anni 30 e anni 60 del secolo scorso. Vabbè. In questo paese, siamo abituati a queste situazioni imbarazzanti. Il problema è che molta gente ci crede. Molti sono ancora convinti nel 2023, che dragare i fiumi è un bene. Stesso sistema di chi accusa gli ambientalisti di aver bloccato molteplici lavori di pulizia dei fiumi.
Quando si parla di fiumi, in realtà, bisogna ricordarsi che stiamo parlando di ecosistemi estremamente complessi. Per decenni i fiumi sono stati trasformati in canali di scolo per portare l’acqua al mare il più velocemente possibile, sono stati cementificati, violentati, intubati ecc… I boschi ripariali e le fasce tampone venivano continuamente eliminate. I fiumi erano solo un problema e non una risorsa per i territori.
Oggi, grazie a un lunga attività di sensibilizzazione e ricerca scientifica, i fiumi hanno riacquistato una certa dignità, ma non del tutto. I cambiamenti climatici e i fenomeni estremi sempre più frequenti portano alla luce ogni volta le molteplici criticità che hanno dovuto subire i fiumi, dal dissesto idrogeologico al degrado, al consumo di suolo.
Dragare il fiume è dannoso e non risolve i problemi. Prima di tutto dragare un fiume per pulirlo o per impedire le piene non serve a nulla perchè si rischia di aumentare l’erosione e accrescere il pericolo idraulico. Un concetto condiviso da tutto il mondo scientifico. Asportare i sedimenti altera gravemente l’equilibrio fluviale e può compromettere anche la stabilità di opere longitudinali lungo le sponde (es. argini) e opere di attraversamento come i ponti.
Gli eventi alluvionali non si risolvono facendo scorrere più velocemente l’acqua, ma dissipandone l’energia. Ecco perchè è fondamentale il rispetto dei boschi igrofili ripariali e il rispetto delle aree di espansione naturali dei fiumi che aiutano a mitigare la violenza delle piene. I boschi hanno anche il compito fondamentale di contenere le acque in eccesso. E’ necessario poi promuovere opere di rinaturalizzazione e di restauro naturalistico utilizzando ad esempio l’ingegneria naturalistica in quei corsi d’acqua fortemente degradati o cementificati sottoposti a grave dissesto idrogeologico. Ogni intervento dovrebbe essere rigorosamente conservativo nel rispetto della naturalità del fiume. Molto importante nella mitigazione del rischio idraulico è il restauro di aree fluviali degradate per riportarle alla naturalità, eseguendo lavori mirati di ricostruzione del fiume ed eliminando i rifiuti e gli interventi invasivi di origine antropica.
Un problema importante da combattere è l’abusivismo che ha portato alla costruzione di case e palazzi fino a ridosso dei fiumi e torrenti. Qui i corsi d’acqua sono stati canalizzati e snaturati per poter passare tra le case. Il loro alveo ridotto o addirittura completamente cambiato o deviato. Tutto questo non fa altro che peggiorare la situazione in caso di alluvioni.
Concludendo, la colpa non è certo dei fiumi troppo verdeggianti, degli alvei pieni di ciottoli e pietre, o degli alberi sulle sponde o degli stessi ecologisti rompiscatole. Le colpe sono nell’estremizzazione climatica che si va a combinare con le violenze perpetrate al nostro territorio, con l’urbanizzazione selvaggia, con scelte scellerate nella gestione dei nostri fiumi e del nostro paesaggio.
La rinascita dei nostri fiumi e la loro conservazione, come anche la mitigazione del rischio idraulico, devono essere materia specialistica di figure professionali multidisciplinari altamente competenti e preparate. Quindi basta con le credenze popolari e le teorie pseudoscientifiche che fanno solo danni e confusione.

Alberto Colazilli
Presidente Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio.

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