Alberi di Natale. Proposte e soluzioni per unificare tradizione ed ecologia.

Dal significato dell’Albero di Natale alla nuova ecologia dell’albero vivente 

Proposte e soluzioni per unificare la tradizione

con il rispetto del paesaggio e degli alberi

 

Premessa

Con questo articolo dedicato al valore degli Alberi di Natale  e possibili soluzioni sulla salvaguardia degli alberi vivi nelle piazze, vogliamo chiarire un concetto importante: la vera ecologia sta nel rispetto degli esseri viventi e non nella loro distruzione. Tradizione ed ecologia  possono, devono andare in comune accordo, per il miglioramento della vita di tutti.

Nessuno qui vuole criticare la produzione di legname da opera o il florovivaismo, noi siamo per il rispetto e valorizzazione della filiera sostenibile, del giardinaggio ecologista e combattiamo qualsiasi forma di spreco. In un vivaio andremo a comprare un albero per natale vivo, questo è certo. Siamo per la casa di legno purchè i grandi alberi siano sempre rispettati, evitando  la solita frase “tanto ne verranno piantati altri, in maggiore numero” a giustificare ogni forma di abbattimento. Non siamo dei fanatici ma lottiamo contro gli abusi sul verde e siamo sempre in cerca di soluzioni per valorizzare la vita, non certo la morte.   Siamo contro gli alberi morti, gli alberi premorti, gli alberi finti, siamo contro l’eccesso della plastica che ha devastato la bellezza artistica e il significato dell’albero di Natale. Siamo contro ogni aberrazione della società che produce gli Spelacchio, Spezzacchio, Speraggio, alberi giganteschi trasportati in tir come trasporto eccezionale o con elicotteri militari, con inquinamento e costi esorbitanti nella manodopera ecc.

In questo articolo illustreremo brevemente le origini della simbologia dell’albero di Natale e poi analizzeremo i pregi dell’albero vivente e la giusta scelta di specie ornamentali, autoctone o alloctone, in grado di vivere in determinati climi. Dobbiamo sapere che il classico, bellissimo abete di Natale non può vivere in tutti i climi e bisogna fare delle scelte e degli studi.  Insomma, noi vogliamo che il Natale si evolva ulteriormente riportando la società a una visione alberocentrica, in cui sia rispettata e promossa una vera civiltà degli alberi. Non è fanatismo, come qualcuno ribadisce sempre sui social network, ma cultura della vita! 

 

  Antica illustrazione dell’Abies alba

 

Significato dell’albero

Le origini dell’ «Albero di Natale» si perdono nella tradizione nordica, tra Germania e paesi scandinavi, sviluppandosi intorno al simbolismo dell’Albero Cosmico dei Celti e dei popoli germanici. Le fonti sono frammentarie e per questo si cercherà di analizzare brevemente i diversi filoni culturali che hanno poi creato l’albero di Natale come lo conosciamo oggi.

Per sua natura l’albero, in quanto essere vivente, si rigenera, si trasforma, è il simbolo della vita, mostrando bellezza, tenacia e resistenza alle avversità, e come tale diventa un elemento sacro per molte culture e molti popoli.  Infatti per la sua estensione, sia verso il basso sia verso l’alto, l’albero ha una valenza cosmologica, costituendo il perno dell’universo, attraverso cielo, terra, oltretomba, collegandosi alle zone cosmiche.

Nella Bibbia l’albero è molto presente e acquista più significati a cominciare dall’ Albero della Vita posto al centro del Paradiso Terrestre per arrivare all’ Albero della Croce e alla genealogia di Gesù che parla di un virgulto che spunterà dall’ Albero di Jesse, padre di Davide. L’albero della Conoscenza del Bene e del Male è anch’esso posto al centro dell’Eden. Esso è portatore della simbologia del centro, luogo sacro per eccellenza, inizio e fine di tutto. L’albero della Conoscenza viene menzionato nella Genesi e da esso scaturì il Peccato originale per il divieto posto da Dio di mangiarne il frutto.

«Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male» (Genesi 2,9)

«E Dio impose all’uomo anche questo comando: «di ogni albero del giardino puoi mangiare a sazietà. Ma in quanto all’albero della conoscenza del bene e del male non ne devi mangiare, poiché nel giorno in cui ne mangerai, certamente dovrai morire». (Genesi 2,16)

La scelta dei sempreverdi deriva dalla tradizione germanica e nordica. I Celti ritenevano magici questa tipologia di alberi, in grado di rimanere verdi anche nel rigore invernale e quindi portatori dell’immagine della primavera.  In ambiente germanico  l’albero sempreverde veniva ornato di spighe ed esaltato con il nome di Albero di Yule, l’Albero Cosmico, decorato per celebrare le festività del Solstizio. Yule dovrebbe significa «ruota» e fa riferimento alla «ruota dell’anno», ai cicli nelle stagioni, e nella tradizione nordica era la festa della nascita del nuovo Sole.  La ruota dell’anno in questo periodo si trova al suo estremo inferiore e inizia pian piano a risalire con la morte del Vecchio Sole e la nascita del Sole Bambino. Le giornate iniziano ad allungarsi. In Germania, per festeggiare Yule era usanza portare un albero sempreverde in casa e addobbarlo con frutta, fiori e decorazioni varie. Per i popoli antichi la celebrazione di riti dedicati al Sole era di grandissima importanza, con riferimento soprattutto alla fertilità dei campi e alla sopravvivenza. All’albero di Yule, che potremmo definire l’origine dell’albero di Natale, venivano fatti doni; esso rappresentava la fortuna per una famiglia e un simbolo di fertilità. 

 

Antica illustrazione dell’Abies alba

 

Il Solstizio d’Inverno era inteso come momento di rinascita e annuncio di Primavera. In questo giorno, il 21 dicembre, la notte è la più lunga dell’anno, mentre il 21 giugno, giorno del Solstizio d’Estate, la luce del sole è al suo massimo. I Vichinghi, che abitavano l’estremo nord dell’Europa dove il sole spariva per settimane compivano riti solenni per auspicare il ritorno della luce. Credevano che l’Abete, che non perdeva le foglie nemmeno durante il gelido inverno, avesse poteri magici. Perciò decoravano le loro case con i rami di questo albero decorati con frutti. L’abete rosso (Picea Abies) era un albero sacro con un’energia propiziatoria e per i celti rappresentava uno strumento di comunicazione tra il cielo e la terra, simboleggiava la rinascita, l’immortalità. L’antenato dell’Abete di Natale era l’Abete solstiziale, era decorato con rappresentazioni del sole e con frutti, era un simbolo fallico legato alla fertilità e all’abbondanza. Tra i suoi rami ospita scoiattoli, uccelli, fate e folletti.  Ma anche l’elegante Agrifoglio, nei popoli nordici aveva un significato profondo legato all’immortalità. Era una pianta sacra, il cui legno veniva utilizzato dai Celti per costruire lance e scudi dei guerrieri che si credeva avessero maggiore potenza viste le sue proprietà. L’Agrifoglio era visto come albero dalle proprietà magiche nell’allontanare gli spiriti e veniva utilizzata dai Druidi per onorare gli spiriti della foresta, appendendone i rametti fuori dalle abitazioni. Si credeva avesse il potere di allontanare maledizioni e fulmini e che fosse importante per la fertilità della terra e degli animali. 

La cultura dell’albero sempreverde era presente anche in ambiente greco-romano. Per i Greci, l’Abete Bianco era il simbolo della dea Artemide, protettrice delle nascite. L’albero era sacro anche a Poseidone, dio del mare, perchè dal suo tronco si ricavavano gli alberi delle navi. 

 

Antica illustrazione dell’Abies alba

 

Tra il 17 il 23 dicembre i romani celebravano i Saturnalia, in concomitanza con il Solstizio, ed era tradizione decorare le case con rami di pino colorati e infiocchettati e scambiarsi regali, le «strenne». La festa religiosa, dedicata al dio Saturno, dio della fertilità, serviva anche per augurare la fecondità della terra.  L’uso del pino come albero sempreverde era augurio di fertilità e prosecuzione della vita vegetale nell’inverno. Durante la festa era usanza scambiarsi doni di vario tipo e si facevano banchetti ai quali tutti erano invitati. Si vegliava per tutta la notte per salutare il Sol Invictus, il sole nascente del Solstizio.

Il Cristianesimo trasformò il culto pagano dell’albero sovrapponendovi un nuovo significato. Come il Solstizio d’inverno era il Dies Natalis Solis Invicti, così il giorno della nascita di Gesù era il momento di rinascita dell’umanità. In questo nuovo clima culturale lo stesso albero sempreverde, icona di immortalità, diventava l’albero di Cristo, trasformato in simbolo di salvezza e di redenzione.  Con il Cristianesimo l’albero di Yule smise di diventare l’albero del solstizio e del Sole Bambino, e diventava l’albero della nascita del Cristo. Nei primi tempi i Cristiani utilizzarono l’Agrifoglio le cui foglie ricordano la corona di spine e le bacche le gocce di sangue che escono dal capo.

In epoca medievale il significato cristiano dell’albero venne rafforzato con l’usanza di appendere le mele, viste come il frutto del peccato. Nel Medioevo gli alberi avevano un valore pubblico e venivano posizionati nelle piazze per festeggiare l’inizio del nuovo anno. Un’altra caratteristica che si sviluppava nel tempo era la presenza di luci, all’inizio candele sistemate sui rami, a simboleggiare la vittoria della luce sulle tenebre, in riferimento al significato del solstizio e alla vittoria sul peccato

L’albero rimase sempre circondato da un’aura pagana e anche in epoca medievale, più che per solennizzare il Natale cristiano vero e proprio, veniva allestito come forma di rito propiziatorio in vista del nuovo anno. Nella Germania medievale, la tradizione dell’albero fu forte nelle sacre rappresentazioni dedicate a Adamo ed Eva del 24 dicembre, in cui si utilizzavano alberi ornati con frutti come simboli dell’Albero del Paradiso. Tali rappresentazioni si svolgevano davanti alle cattedrali tedesche e nelle piazze e per rendere ancora più forte il messaggio cristiano, gli alberi venivano adornati con mele e ostie. La mela, simbolo del peccato e frutto dell’Eden, si contrapponeva all’ostia, il corpo di Cristo.

Con il tempo si cominciò a utilizzare gli alberi sempreverdi e al posto delle ostia e delle mele vennero utilizzate noci, castagne e biscotti e tante altre decorazioni simboliche. Un’opera d’arte che mostra questa cultura dell’epoca è «L’albero della vita e della morte», realizzata dal pittore e miniatore Berthold Furtmeyr (1446-1501) nel 1489.  Qui un albero, con la chioma ricca di mele e ostie, ha sulla sinistra un crocifisso e sulla destra un teschio; Nella parte sinistra la Vergine Maria, la nuova Eva, raccoglie le ostie e le offre ai fedeli. Nella parte destra Eva raccoglie e distribuisce le mele, frutto del peccato.  Al centro si trovano Adamo e il serpente tentatore.

 

 

Berthold Furtmeyr – L’albero della vita e della morte

 

Lucas Cranach il Vecchio (1472 – 1553) – Adamo ed Eva e l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male

 

Diffusione dell’ «Albero di Natale»

Secondo le fonti che non sempre concordano e sono molto frammentarie, probabilmente il primo albero di Natale comparve nel 1444 a Tallinn in Estonia. Poi è documentato nel 1510 a Riga. Tra XV e XVI secolo si sviluppò nelle piazze delle città in ambiente tedesco. Nel 1492 a Strasburgo in Alsazia la Fabbrica di Nostra Signora aveva acquistato, per la cifra di 2 fiorini d’oro, nove abeti da distribuire alle nove parrocchie della città affinchè fossero di buon augurio per l’arrivo del nuovo anno. In Alsazia in un registro contabile risalente al 1521 e conservato nella famosa “Biblioteca Umanistica” della cittadina di Sèlestat (che allora aveva il nome tedesco di Schlettstadt), si fa menzione del compenso di quattro scellini versato ai guardaboschi perché, a partire dal dì di S. Tommaso, il 21 dicembre, sorvegliassero con diligenza le operazioni del taglio degli abeti nella foresta comunale al fine di evitare un eccessivo prelievo di alberi. 

Solo nel XVII secolo, principalmente in Germania, l’abete passò dalle piazze alle case arricchendosi di altri ornamenti come rose di carta, lamine metalliche, dolci. Nel 1605 è documentato un albero del genere a Strasburgo. La cronaca di Strasburgo annota nel 1605: «Per Natale i cittadini si portano in casa degli abeti, li mettono nelle stanze, li ornano con rose di carta di vari colori, mele, zucchero, oggetti di similoro». Nel 1662 è documentato un albero illuminato con candeline ad Hannover.

Nel 1816 il primo Albero di Natale compare a Vienna e nel 1840 a Parigi. Nel 1840 a Londra grazie al Principe Alberto Di Sassonia, consorte della Regina Vittoria che introdusse questa tradizione nel mondo anglosassone. In Italia l’albero di Natale giunge nella seconda metà dell’Ottocento. La regina Margherita di Savoia, moglie di Umberto I, ne fece allestire uno nel Salone del Quirinale. 

Nei primi anni del Novecento gli alberi Natale hanno un momento di grande diffusione, diventando immancabili nelle case dei cittadini europei e nordamericani. Nel dopoguerra l’albero di Natale acquista una dimensione commerciale e altamente consumistica, fino agli anni Sessanta, Settanta e Ottanta. Dall’albero vero, vivo, si arriva all’albero finto, in plastica, con decorazioni di plastica. Celeberrimi sono gli alberi del Rockfeller Center a New York che fanno la storia del consumismo occidentale, sfoggiando illuminazioni e decorazioni complesse e dimensioni imponenti. Nel Terzo Millennio l’albero di Natale è un oggetto d’arredo delle piazze, simbolo dell’industria natalizia, un oggetto di consumo, usa e getta, da ammirare e fotografare, uno dei tanti cimeli delle festività.

 

Caspar David Friedich – Abeti in inverno

 

 

Caspar David Friedrich – Cacciatore nel bosco di Abeti

 

 “Mercato di Natale” di Carl Wenzel Zajicek

 

“Mercato di Natale” di Henry Manizer Matveevich

 

David Jacob Jacobson (1760 – 1841) – Vendita di alberi di Natale

 

L’Albero di Natale nell’arte e nella letteratura

L’iconografia dell’Albero di Natale nell’arte e nella letteratura si sviluppa principalmente a partire dal XVIII-XIX secolo con opere di molti artisti dell’epoca, illustrazioni e vari suggestivi passi di letteratura e poesia.

Goethe descrive l’apparizione dell’albero di Natale nell’episodio de I dolori del giovane Wertherambientato nel periodo natalizio, descrivendo l’incontro fra Werther e Lotte:

«Era occupata a mettere in ordine dei giocattoli che aveva destinato ai fratellini come doni di Natale. Egli (Werther) parlò del piacere che avrebbero avuto i bambini, e dei tempi in cui, all’inatteso aprirsi di una porta che lasciava apparire l’albero ornato con lumi, dolci e mele, egli era pervaso da gioia di paradiso».

 

 

Viggo Johansen  (1851 –  1935)  “Girotondo attorno all’albero di Natale”

 

Charles Dickens, autore del «Canto di Natale», scrisse anche un racconto dedicato a questo simbolo natalizio: «Un albero di Natale» (1850)

L’autore descrive l’atmosfera gioiosa di «un’allegra brigata di bambini riuniti attorno a quel bel giocattolo tedesco». Scrive ancora l’autore: «l’albero era piantato al centro di un gran tavolo rotondo e torreggiava alto sopra le loro teste. Era illuminato da una gran quantità di candeline e ovunque vi splendevano e ammiccavano oggetti sfavillanti. C’erano bambole dalle guance rosa nascoste tra il fogliame verde, c’erano orologi veri (…) appesi a innumerevoli rametti ».  L’albero era addobbato con innumerevoli e svariati oggetti di uso domestico, strumenti musicali, libri, colori, ninnoli, scatole di colori, trottole, fucili, spade, stendardi e tanto altro ancora per la meraviglia dello scrittore.

 

Felix Ehrlich (1866 -1931) – Natale

 

Alexandre Dumas nella «Storia di uno schiaccianoci», che poi ispirò il compositore Cajkovskij, comincia il suo racconto partendo da un albero di Natale.

«Sorgeva splendido e carico in mezzo alla tavola coperta di bianco e dai suoi rami pendevano palle piene di riflessi e colorate e fiorellini di zucchero filato che avevano corolle di dolcissimi confetti e frutta di mandorle; tra i rami, le mille candele, lasciavano filtrare una luce suggestiva, che rompeva la penombra in modo imprevisto, come fanno i giochi per le luminarie per le grandi solennità. (…) Compunto e silenzioso, da un ramo dell’albero di Natale, un ometto serio e stravagante. Pareva che avesse atteso quel momento con docilita e sicurezza: e Maria, infatti, lo assorbiva tutto con gli occhi, rapita da questa sua scoperta.»

 

Albert Chevalier Tayler  (1862 –  1925) –  albero di natale

 

Alexandre Dumas nella «Storia di uno schiaccianoci», che poi ispirò il compositore Cajkovskij, comincia il suo racconto partendo da un albero di Natale.

«Sorgeva splendido e carico in mezzo alla tavola coperta di bianco e dai suoi rami pendevano palle piene di riflessi e colorate e fiorellini di zucchero filato che avevano corolle di dolcissimi confetti e frutta di mandorle; tra i rami, le mille candele, lasciavano filtrare una luce suggestiva, che rompeva la penombra in modo imprevisto, come fanno i giochi per le luminarie per le grandi solennità. (…) Compunto e silenzioso, da un ramo dell’albero di Natale, un ometto serio e stravagante. Pareva che avesse atteso quel momento con docilita e sicurezza: e Maria, infatti, lo assorbiva tutto con gli occhi, rapita da questa sua scoperta.»

 

Celebri alcuni vers della poesia del Premio Nobel Thomas Eliott in «La coltivazione degli alberi di Natale»

«Vari gli atteggiamenti verso il Natale,

e possiamo alcuni trascurarne,

il mondano, l’apatico e quello commerciale,

il triviale, le bettole aperte tutta la notte,

e il bambinesco, ma non quello del bambino

per cui la candelina è una stella e l’angelo

dorato ad ali tese in cima all’albero

non è ornamento soltanto, ma è un angelo.»

Guarda il bambino all’albero di Natale:

fate che in lui continui questo spirito

del prodigio, (…)»  

 

Nella saga contemporanea di Harry Potter, D.J.K. Rowlling descrive le meravigliose decorazioni natalizie del Castello di Hogwarts:

«La sala grande era uno splendore. Non solo era addobbata con una dozzina di alberi di Natale coperti di ghiaccio e con grossi festoni di Agrifoglio e di Vischio che andavano da una parte all’altra del soffitto, ma dall’alto fioccava anche neve magica, calda e asciutta

 

Henry Mosler (1841-1920) – L’albero di Natale

 

L’albero di Natale oggi, non più simbolo dell’unione tra Uomo e Creato

Oggi gli alberi sono diventati oggetti usa e getta. Si fa a gara per piantare l’albero più alto e più bello nelle piazze delle città, spinti dalla voglia di apparire e di essere al primo posto nell’effetto spettacolare.Nelle case le decorazioni in plastica sugli alberi hanno preso il posto dei dolciumi che facevano la gioia dei bambini. L’albero di Natale contemporaneo ha costi elevati, dal trasporto agli addobbi, al consumo di elettricità oltre al danno ambientale. 

Tutti ricordano il tragico epilogo di Spelacchio che muore dopo pochi giorni, di Spezzacchio che viene montato in loco a Piazza Venezia, fino allo sfortunato Sparicchio che viene rubato nella Galleria Umberto I a Napoli. Nel 2019 il nuovo alberone chiamato Speraggio sarà montato in Piazza Venezia nel tentativo di vincere l’eterna sfida con Piazza San Pietro. E poi i tanti alberi sistemati nei comuni e nelle più importanti piazze italiane. Poi quelli nelle famiglie e nei giardini che vengono tagliati e addobbati. Si tratta per lo più di alberi morti, alberi premorti, punte di abeti, alberi finti, alberi smontati e rimontati ecc…  

Alla fine delle feste molti alberi finiscono in discarica, nel cippato, nel caminetto e nella soffitta se si tratta di alberi finti. Sono pochi i comuni che si impegnano a promuovere una cultura dell’albero vivo, coltivato, curato in una piazza o in un quartiere, abbattendo gli sprechi e riscoprendo la millenaria tradizione del Natale.  In alternativ agli sprechi si sta diffondendo l’usanza di creare «alberi di Natale» con materiali di ricicli. Compaiono alberi (ma in realtà sono   installazioni) dalle forme bizzarre e originali, realizzati con lattine della Coca Cola, bottiglie di plastica, tessuti, libri, luci ecc… dimostrando grande creatività ed estro artistico. 

 

 

“Speraggio” per Piazza Venezia. Roma 2019. Taglio e imballaggio https://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/speraggio_natale_albero-4140686.html

 

Nel 2016 l’Alberone destinato a Piazza del Duomo a Milano è talmente pesante che fa ribaltare la gigantesca gru.

 

Proposte e soluzioni per promuovere la cultura degli alberi vivi a Natale

Impossibile pensare il Natale senza albero. Sarebbe assolutamente controproducente, anzi potremmo definirlo un delitto alla memoria storica. Non si può eliminare l’albero dalla cultura natalizia e valorizzare esclusivamente il Presepe come unica vera manifestazione della nostra cultura mediterranea.  Albero di Natale e Presepe sono due elementi imprescindibili che devono essere valorizzati insieme. 

Il Natale va festeggiato anche con l’albero, ma sempre nel rispetto degli esseri viventi e per il miglioramento del paesaggio. Gli alberi vivi devono quindi diventare protagonisti di questa nuova cultura natalizia. Oggi, con la rinnovata sensibilità ecologista e i cambiamenti climatici, abbiamo bisogno di trasformare la festa di Natale in qualcosa che faccia bene alla nostra terra e che possa unificare tradizione ed ecologia, rispondendo alle esigenze di tutela e conservazione del Creato. L’evoluzione positiva del Natale sta proprio nel rispetto della Vita, perciò abbiamo il dovere di promuovere la cultura degli alberi vivi.

 

1. I pregi dell’Albero di Natale vivente

Quali sono le caratteristiche che trasformano l’Albero di Natale vivente in un investimento duraturo tutto l’anno in tutte le stagioni per cittadini e amministrazioni:

  • L’albero viene piantato in loco, in una piazza, in un’aiuola realizzata per ospitarlo, e con il tempo diventa un cimelio della cittadina, un simbolo del paesaggio, luogo di aggregazione e di ritrovo dei cittadini e punto di riferimento per la comunità.
  • Vengono abbattuti costi di trasporto e di posizionamento di un albero finto, albero vero tagliato o installazione creata per l’occasione.
  • L’albero diventa un micro-habitat che può trasformarsi, con il tempo, in una grande casa per gli animali, gli uccelli, i mammiferi, diventando un baluardo di biodiversità nella città e un luogo di educazione ambientale.
  • L’albero vivente viene addobbato nelle festività, con luci, con oggetti d’arredo, si trasforma nel vero simbolo del Natale, con un valore anche paesaggistico e identitario.
  • L’albero vivente diventa luogo di eventi e di promozione del turismo, di aggregazione e di vitalità. Intorno a lui si organizzano i mercatini di Natale, si rinvigorisce la tradizione natalizia, tutto a beneficio della prosperità di una comunità.
  • L’albero vivente è il simbolo della positività. Per tutto l’anno lo stesso albero produrrà ombra, combatterà l’isola di calore, combatterà l’inquinamento, abbellirà il paesaggio, renderà meno depressi i cittadini con la sua eleganza.
  • L’evoluzione del Natale sta proprio in questo: l’albero vivente, piantato nelle piazze, coltivato come baluardo contro l’emergenza climatica, contro il consumo di suolo, contro la degradazione delle nostre città. Un momento di alta civiltà e di educazione.

 

2. Quali sono i costi di gestione di un Albero di Natale vivente

Sicuramente i costi di gestione di un Albero di Natale vivente sono decisamente minori rispetto al consueto posizionamento annuale di un albero vero o finto con montaggio, smontaggio, trasporto in elicottero o tir e successivo inquinamento. 

  • L’Albero vivente, rimanendo in zona, deve solo essere coltivato, curato con le consuete pratiche del giardinaggio, migliorato, nella sua immagine verdeggiante attraverso le potature durante la sua crescita. Poi bisognerà proteggerlo dagli atti vandalici, innaffiarlo nei periodi di grande caldo, valorizzarlo con una targa che possa identificarlo.
  • Possiamo dire che i costi di gestione annuali di un albero di Natale vivente sono quelli dell’addobbo con luci ed eventuali decorazioni. In questo caso il costo dell’elettricità, il costo degli operatori, il costo delle macchine operatrici con cestelli ecc…

 

 

3. Quali soluzioni adottare per promuovere l’albero di Natale vivente

Per gestire un albero di Natale vivente è necessario fare uno studio dell’area, una ricerca delle specie idonee, uno studio del clima locale, una ricerca minuziosa di aree della città in cui possa essere sistemato in maniera permanente, senza creare problemi a infrastrutture o altro. 

L’indagine climatica e pedologica è fondamentale per la coltivazione e crescita di un rigoglioso albero di natale vivente.  Se anticamente il Peccio (Picea abies) era visto dai Celti come un albero magico perché non perdeva le foglie, oggi, grazie all’evoluzione della scienza possiamo dire che questo albero non può vivere ovunque e non può essere inserito in ogni contesto climatico e cittadino. Da qui la necessità di muoversi sulla rigorosa ricerca botanica per far si che la tradizione dell’albero di Natale possa continuare senza sosta, rispettando scrupolosamente le fondamentali regole scientifiche.

Il Peccio è un albero del Nord Europa e delle Alpi che non c’entra assolutamente nulla con il nostro paesaggio mediterraneo. Nel corso dei decenni è stato però piantato ovunque, inflazionato proprio dalla festa del Natale, inserito in riva al mare dove si ammala, messo nei centri storici, in collina, senza alcun accorgimento, a ridosso delle case, nei condomini ecc… Al posto del Peccio possiamo scegliere altre piante sempreverdi, altre conifere che possono svolgere egregiamente il ruolo di «albero di natale» vivente e possono adattarsi meglio ai nostri climi mediterranei o a condizioni problematiche di spazio.

 

4. Quali specie scegliere per  un Albero di Natale vivente diverso dal Peccio

Abbiamo preparato una lista di specie tra conifere e latifoglie sempreverdi di origine mediterranea, alloctone ed autoctone, di grandi e piccole dimensioni, che amministrazioni e privati possono inserire all’interno di piazze, quartieri, condomini, anche negli stessi balconi o terrazzi se non ci sono spazi grandissimi per piantare alberi di dimensioni imponenti. L’importante è scegliere l’albero giusto al posto giusto, rispettando le condizioni climatiche della zona. Il Peccio natalizio non può vivere in tutte le realtà climatiche quindi in certi casi può diventare anche una speculazione che non c’entra nulla con il paesaggio circostante, provocando danni all’ambiente e costi di gestione.

  • Nella nostra zona mediterranea, adatti al nostro clima e ai nostri suoli, si possono piantare il Pino di Aleppo (Pinus halepensis), il Pinus brutia, il Pinus pinaster, il Pinus domestica, l’Araucaria excelsa che vive bene in ambienti miti costieri, il Calocedrus decurrens ottimo in località marine o collinarii ginepri della macchia per la zona litoranea come lo Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa;

Pinus halepensis – Foto Colazilli

 

Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa – Foto Colazilli

 

  • Per l’alta collina, la zona pedemontana e montana possiamo utilizzare gli abeti bianchi (Abies sp. un genere classico usato per costituire gli alberi di Natale) tra cui l’Abies nordmanniana, l’Abies pinsapo, Abies cephalonica, Abies concolor, Abies nobilis. Poi possiamo utilizzare i tassi (Taxus baccata) e i ginepri (Juniperus communis, Juniperus oxycedrus, Juniperus virginiana), i Larici e le Chamaecyparis e il Picea pungens.  L’Abies alba, per esempio, è l’abete bianco autoctono dell’Appennino e vive molto bene nel nostro clima italiano di alta e media montagna. 

 

 Abies alba – Foto Colazilli

 

Taxus baccata – Foto Colazilli

 

  • Altre specie di conifere adatte a creare alberi di Natale originali sono il Pinus nigra, il Pinus wallichiana,  il Pinus parviflora glauca, il Pinus cembra, sempre per alta collina e montagna.

 

Pinus nigra – Foto Colazilli

 

Pinus wallichiana – Foto Colazilli

 

  • Nei i piccoli spazi possono vivere bene l’Abete Nano Blu (Picea pungens cultivar “Glauca Globosa”), il Pino Silvestre Nano, (Pinus Sylvestris cultivar “Watereri”), Picea omorika  cultivar “nana” e Picea glauca, il pino mugo (Pinus mugo),  Pinus uncinata, nonché diverse specie di ginepri autoctoni o esotici (in particolare provenienti dall’Estremo Oriente).  Ottime anche le Tuje (Tuja orientalis e Tuja occidentalis) nelle tonalità verdi o colorate auree. Tutte piante che necessitano suoli ricchi e ben drenati e non sopportano bene le ondate di calore. 

 

  • Tra le latifoglie sempreverdi ad esempio citiamo il leccio (Quercus ilex) a cespuglio e potato in forme coniche, il bosso (Buxus sempervirens) in forma conica, il Ligustro lucido (Ligustrum lucidum) e il Ligustro giapponese (Ligustrum ovalifolium) con le tonalità variegate o verde, il Ligustrum delayanum, la Photinia Sp.e il Laurus nobilis, la Phillirea latifolia e angustifolia, l’Eleagnus nelle sue forme variegate o verdi potati a cono, il Pitosporum tenuifolium, il Pitosporum heterophillum. Tutte specie che vivono molto bene nei nostri climi di pianura e colline e crescono bene sulla costa. 

 

  • Anche i Cupressus sempervirens nelle forme tipo (quella espansa) più altre come la colonnare, la piramidale ecc… si prestano bene come alberi di Natale originali e mediterranei. Un Cipresso molto elegante per alberi di Natale è il Cupressus cashmeriana. Alberi che possono vivere in collina e sulla costa e che resistono bene in ambiente mediterraneo. 

 

Esemplare di Cupressus cashmeriana – Foto Colazilli

 

Cupressus sempervirens – Foto Colazilli

 

  • Specie importanti che possono essere utilizzate per costituire alberi di Natale sono: l‘Agrifolio (llex aquifolium), essenza tipica del Natale nelle sue tonalità variegate o verdi che vive bene in ambienti di alta collina e montagna (Ilex cornuta, ilex aquifolium “Madame Briot”, Ilex crenata, Ilex aquifoliumpiramidalis”), con esigenza di suoli fertili e freschi. 
  • Altri arbusti sempreverdi vivaci e che possono essere coltivati in ambienti ristretti o piccoli giardini sono generi CotoneasterPiracantha, che  continuano a sfoggiare in questo periodo la loro abbondanza di piccoli frutti rossi ai quali si possono accompagnare le tradizionali decorazioni natalizie.  Piante che possono vivere benissimo in ambienti temperati o sulla costa.
  • Le Magnolie grandiflore possono diventare eleganti alberi di natale se foggiate a cono attraverso attenti interventi di potatura e possono vivere in ambienti collinari e sulla costa, in climi miti e temperati.

 

  • Altri alberi della famiglia delle conifere, ottimi come alberi di Natale sono il Cedro dell’Atlante (Cedrus atlantica), quello del Libano (Cedrus libani) e quello dell’Himalaya (Cedrus deodara) che sono degli ottimi alberi di Natale ma che diventano maestosi nel tempo. In questo caso occorre scegliere spazi idonei come grandi piazze o grandi parchi urbani o privati. Sono specie che si adattano benissimo sia in ambienti costieri sia in ambienti collinari. 

 

Cedrus atlantica – Foto Colazilli

 

E l’albero di Natale finto?

Sugli alberi finti è importante fare qualche osservazione: essi contengono cloruro di polivinile, comunemente conosciuto come PVC, che produce sostanze altamente cancerogene durante la produzione e lo smaltimento. Questi alberi finti, quando non servono più,  vengono relegati in soffitta e diventano subito rifiuto speciale.

Molti cittadini, soprattutto quelli che vivono in appartamento e non hanno possibilità di piantare nessun tipo di albero, sono purtroppo costretti a utilizzare gli alberi finti. Un albero finto può durare massimo 5-10 anni, dipende dalla consistenza del materiale e non può essere definito «ecofrendly» proprio perché i suoi costi di produzione e trasporto producono inquinamento.

Per la sua degradazione poi bisogna attendere oltre 200 anni. Secondo un’indagine di Coldiretti del 2018 l’81 percento delle famiglie italiane ama addobbare un albero di Natale in casa ogni anno. Secondo Coldiretti e Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) è meglio comprare un albero vero, possibilmente da un vivaio locale, ed evitare il più possibile gli alberi finti.

Come risolvere il problema dei tanti cittadini sprovvisti di giardino, che vivono in appartamento e non hanno possibilità di fare un alberello di Natale vivo? Consigliabile evitare sempre l’albero finto e scegliere un albero vivo, con le radici, sistemato in vasoDa evitare sempre il Picea abies  che in appartamento, a una temperatura interna di 22-25 gradi, con sbalzi termici e riscaldamento acceso rischia di morire. Per gli appartamenti, se proprio non si vuole rinunciare alla bellezza di un albero vero, si possono scegliere in alternativa specie come l’Araucaria heterophilla, alberelli che assomigliano a abeti stilizzata, sono di origine tropicale e possono essere coltivati in ambienti interni durante i mesi invernali.

 

Esempi virtuosi di alberi di Natale viventi e tutelati dalle Amministrazioni Comunali

In Italia sono ancora poche le realtà virtuose che amano valorizzare e coltivare grandi alberi cimeli del Natale. E si tratta spesso di piccole città di provincia. Sindaci e amministrazioni comunali e intere comunità che si stringono intorno a grandi alberi simbolo e li trasformano in emblemi della festività, organizzando fiere, eventi, coinvolgendo scuole, diventando anche attrazioni turistiche di rilievo. Accanto a questo, come già specificato in precedenza, si sta muovendo il filone dell’installazione artistica dell’albero natalizio. I costi esorbitanti di un trasporto eccezionale di un abete di 30 metri su un Tir e il successivo allestimento non sono per tutti i comuni. Quindi si cerca di risparmiare e di spendere il meno possibile utilizzando quello che si ha.

 

L’albero di Natale vivente più grande d’Abruzzo. Il Cedro di Pianella (PE) 

A Pianella (PE), ogni anno, il Natale si saluta con la creazione dell’Albero più grande d’Abruzzo. Un Cedrus deodara di oltre 60 anni, maestoso, piantato alle porte del paese, è diventato uno status symbol di un’intera comunità e un cimelio dell’area Vestina stessa. Questo albero alto 20 metri viene addobbato con luci al led e trasformato in una autentica opera d’arte vivente che brilla nelle notti delle festività natalizie. Ogni anno l’evento di accensione dell’albero è organizzato dalla comunità locale a cui   contribuiscono associazioni, commercianti, la stessa amministrazione comunale e i cittadini. L’8 dicembre 2019 ci sarà accensione del grande albero ultrassessanttenne nella cittadina di Pianella.

 

Il cedro di Pianella, l’albero di Natale più grande d’Abruzzo – Foto Colazilli

 

Il cedro di Pianella illuminato. Fonte https://www.cityrumors.it/notizie-pescara/cronaca-pescara/a-pianella-torna-lalbero-di-natale-piu-alto-dabruzzo.html

 

Caposele (AV) e l’albero  di Natale vivo più alto d’Europa

A Caposele (AV) un abete greco di 30 metri sito nel parco della Sanità viene addobbato per le feste di Natale con oltre 9 km di luminarie e migliaia di Led. L’albero è tra i più alti d’Europa e intorno a lui si stringe un’intera comunità che partecipa con una vera e propria gara di solidarietà con la raccolta fondi: cittadini, alunni delle scuole locali, commercianti. Il 30 novembre 2019 c’è stata la cerimonia di accensione dell’albero alle 20.00, assieme al Mercatino di Natale aperto fino al 1 dicembre con oltre 100 stand di artigianato, enogastronomia, prodotti locali, prodotti tipici della zona La solidarietà contraddistingue il grande albero di Caposele che è il patron di eventi di beneficenza contro il cancro che ha coinvolto cittadini e associazioni.

 

  

Alberone vivente di Caposele. Fonte https://www.vesuviolive.it/eventi/315353-un-albero-per-tutti-caposele/

 

Albero vivente di Caposele. Fonte http://www.irpinianews.it/foto-natale-2017-i-migliori-alberi-della-campania/albero-caposele/

 

L’albero di Natale vivente a Piazza Annunziata a Sulmona (AQ)

La tradizione dell’albero di Natale vivente a Piazza Annunziata a Sulmona continua anche nel 2019. Il grande Cedrus deodara, che abbellisce il corso e la piazza è una ulteriore testimonianza che a Natale gli alberi possono essere salvati, non tagliati e trasformati in simboli della festività.

Albero di Natale vivente a Sulmona. Fonte: https://www.reteabruzzo.com/2019/12/06/e-pronto-lalbero-di-natale-di-piazza-annunziata

 

Il nuovo allestimento natalizio a Piazza del Duomo a Milano

Nel Natale 2019, a Milano, dopo anni con un albero gigantesco tagliato, quest’anno si lavora su una installazione verde: un albero principale di maglia metallica a led a basso consumo in Piazza del Duomo. “una struttura di 37 metri con diametro di 24 che verrà acceso ufficialmente il 6 dicembre.” scrive il Sole24ore  “Intorno, piante di Abies Nordmanniana provenienti da un vivaio toscano, che hanno dai 12 ai 16 anni di vita, con altezza compresa tra 3 e 4 metri. Collocati nel loro vaso di coltivazione – dove verrà allestito un sottobosco con piante come juniperus tappezzante, muschio, mirto, rododendri, cornus, agrifogli, nandine – saranno ripiantati a fine allestimento nel territorio milanese. L’investimento, di 975mila euro, è di Esselunga, che lo dona alla città di Milano.

https://www.ilsole24ore.com/art/quanto-spendiamo-l-albero-natale-AC26WF2

https://milano.corriere.it/foto-gallery/cronaca/19_novembre_24/albero-natale-milano-2019-si-accendono-luci-struttura-metallica-3e208eae-0eb5-11ea-b3dc-1023409a22e2.shtml

 

Preparativi per l’albero di Natale a Milano – Fonte https://milano.corriere.it/ 

 

Conclusioni

Ripensare il Natale come festa degli alberi e delle foreste e

per la lotta ai cambiamenti climatici

A conclusione di questo articolo auspichiamo che il Natale diventi, oltre a festa del divertimento, dei doni, dell’amicizia, della gioia di vivere, anche un evento per valorizzare e curare gli alberi e le foreste. Utopia? Si può fare. Si può proporre un pò alla volta un cambiamento culturale, come già fatto in passato con le pellicce. Si può lavorare su un Natale non più come spreco di massa, per l’esaltazione dell’usa e getta, ma come un evento per migliorare il pianeta e la nostra società, dove l’ecologia si unisce alla tradizione.

Un nuovo Natale inteso anche come festa ecologista per la creazione di foreste urbane, parchi, giardini, educazione ambientale, restauro dei territori, restauro e miglioramenti di giardini abbandonati in città, recupero di aree degradate.

Tutto questo è possibile, basta non arroccarsi sulle ideologie e sulla difesa dei propri interessi e lavorare per la salvaguardia del pianeta. 

 

Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio Onlus

Alberto Colazilli – Curatore di parchi e giardini; Kevin Cianfaglione – Botanico e ricercatore universitario; Pierlisa Di Felice – Biologa e botanico naturalista;

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