I Carpini: discreti ed eleganti

“Spigolature” botaniche

 

I Carpini: discreti ed eleganti

 

. . . oltre il muro

si sfioccano, aerine, le ghirlande

dei carpini che accennano

lo spumoso confine dei marosi . . .

Eugenio Montale

 

‘Charmille’ di Haut-Marais

 

Charme: così, i francesi, chiamano i Carpini (e segnatamente il Carpino bianco), e questi alberi sono davvero affascinanti, soprattutto quando, ad autunno appena iniziato, le foglie, lentamente, si tingono di varie sfumature di giallo e, nei boschi misti,  compongono, assieme agli Aceri, ai Sorbi ed ai più rari Scotani, straordinarie tavolozze di foliage.

Il termine derivato, charmille (siepe, pergolato, boschetto, “recesso ombroso”), è legato alla grande vitalità di questi alberi ed alla loro facilità di produrre polloni, oltre alla facoltà, da parte dei rami che toccano terra, di emettere radici.

Una delle più belle “passeggiate”, lunga circa 600 metri, è il grande, accogliente, ombreggiato pergolato della Charmille di Haut-Marais, nel Comune belga di Theux (Provincia di Liegi), formata da 4700 Carpini bianchi, quasi tutti piantati nel 1885. Ma di grande effetto sono anche le quinte delle “carpinate” che si sviluppano lungo i viali di alcune grandi ville italiane. Il termine ha ispirato anche la famosa aria “Les oiseaux dans la charmille”, cantata da Olympia nel secondo atto dell’opera fantastica “Les Contes d’Hoffmann” di Jacques Offenbach, rappresentata per la prima volta all’Opèra-Comique di Parigi nel 1881. Il libretto, di Jules Barbier e Michel Carré, rievoca i racconti dello scrittore, compositore e pittore tedesco E.T.A. Hoffmann, esponente del Romanticismo: Les oiseaux dans la charmille, | dans les cieux l’astre du jour | tout parle à la jeune fille, | d’amour! | Ah, tout parle d’amour! . . . (Gli uccellini nella siepe | nel cielo l’astro del dì, | tutto parla alla fanciulla, | d’amore! | Ah, tutto parla d’amore! . . .).

 

Bosco misto con Carpinella lungo i versanti della Conca di Sulmona (G. Pirone)

 

Sebbene siano alberi di altezza generalmente più contenuta di altri, i Carpini sono preziosi compagni presenti in diversi consorzi forestali, dove spesso occupano,  soprattutto nelle faggete e nelle cerrete, lo strato basso-arboreo, facendo tesoro della scarsa luce che filtra attraverso le chiome dei grandi alberi. E, a dispetto della loro “discrezione”, in altri casi rivestono grande importanza quali edificatori,  su substrati poco evoluti, di compagini forestali dal notevole “temperamento” pionieristico, nelle quali spesso dominano.

I Carpini appartengono a due generi diffusi nelle regioni temperate dell’Emisfero boreale: Carpinus e Ostrya, afferenti alla famiglia delle Betulaceae. Al primo appartengono oltre trenta specie, al secondo una diecina.

Il nome latino del genere Carpinus  deriverebbe dal  celtico car “legno” e pen “testa’ col significato di ‘legno per la testa dei buoi’, in quanto il loro legno veniva utilizzato per fare i gioghi.  Ostrya è invece il nome con cui i greci chiamavano questi alberi. In Italia vivono due specie del genere Carpinus: il Carpino bianco (C. betulus) e il Carpino orientale o Carpinella (C. orientalis), ed una specie del genere Ostrya: il Carpino nero (O. carpinifolia). Sono specie monoiche, cioè sulla spessa pianta sono presenti sia fiori maschili che femminili, riuniti in amenti unisessuali.

 

Bosco di Carpino bianco (G. Pirone)

 

Il Carpino bianco, a distribuzione europea dalla Francia e dall’Inghilterra fino alla Russia occidentale, è un albero alto fino a 20 m, a tronco eretto provvisto di ampie scanalature e creste, con  corteccia liscia di colore grigio-cenerino. Le foglie sono semplici, con lamina ellittica piuttosto consistente, di colore verde intenso di sopra e più chiara di sotto, con margine doppiamente seghettato e nervature robuste e rilevate. Gli amenti maschili sono lunghi fino a 6 cm, i femminili di 1-2 cm formanti, a maturazione, delle infruttescenze pendule. Il frutto è una piccola noce portata da un’ampia brattea verde triloba di 2-3 cm, con lobo mediano da 2 a 3 volte più lungo dei laterali. Ha ottime capacità pollonifere ma è poco longevo e raramente supera il secolo di vita.

Il Carpino bianco partecipa a varie comunità forestali, alle quali a volte conferisce una peculiare fisionomia. Nelle forre o alla base del versanti vallivi sono frequenti le boscaglie di questa specie in associazione con il Nocciolo (Corylus avellana), mentre sono più localizzate, spesso lungo i fossi incisi dal sistema idrico superficiale, i nuclei di bosco in cui il Carpino bianco diventa nettamente dominante. Si tratta, comunque, di boschi di limitata estensione, che si affermano dove l’umidità edafica è particolarmente alta e dove, a volte, costituiscono una vegetazione di transizione tra il bosco di versante e quello igrofilo dell’impluvio.

Rari sono anche i lembi di bosco misto con Farnia (Quercus robur) (querco-carpineti), nei quali si possono rinvenire anche il Cerro (Quercus cerris), la Rovere (Quercus petraea), il Tiglio nostrano (Tilia platyphyllos) e il Pioppo bianco (Populus alba). In Italia questi boschi sono  osservabili, ormai sporadicamente a causa dell’antropizzazione del territorio, in alcune pianure alluvionali e costiere ma anche in qualche pianoro della fascia collinare e basso-montana: in Abruzzo ne sono esempi i boschi di Don Venanzio, di Oricola e di Tornimparte. Piuttosto frequenti sono invece le cerrete con Carpino bianco, quest’ultimo spesso abbondante negli strati basso-arboreo e arbustivo come conseguenza delle reiterate ceduazioni del Cerro.

Un interessante aspetto è rappresentato dal carpineto con Bosso (Buxus sempervirens), presente ad esempio nella Riserva Regionale “Monte Genzana e Alto Gizio”, la cui composizione rivela una transizione  verso i boschi di forra.

 

Boscaglia di Carpino nero, dintorni di Cansano (AQ) (G. Pirone)

 

La Carpinella, ad areale comprendente l’Europa orientale e l’Asia occidentale, è un elegante arbusto o piccolo albero alto fino a 5 m, molto raramente di più, con corteccia grigio-rossastra. Le foglie, più piccole di quelle del Carpino bianco, sono ovate o ellittiche, con margine doppiamente seghettato e sparsamente pubescenti nella pagina inferiore. Gli amenti maschili sono lunghi 2-3 cm, i femminili più brevi. I frutti sono delle piccole noci tomentose all’apice, portate da brattee che, a differenza di quelle del Carpino bianco, non sono lobate ma triangolari-ovate e a margine irregolarmente dentato.

La Carpinella è un componente dei boschi submediterranei di querce caducifoglie e di Leccio, ma è presente anche nelle faggete termofile. Forma, a volte, delle fitocenosi di pre-bosco nelle quali tende a dominare.

Il Carpino nero, ad areale europeo esteso fino all’Asia Minore ed al Caucaso, è un albero alto fino a 15 m, con tronco slanciato e dritto, senza scanalature e creste, con ramificazioni sottili e flessibili. La corteccia è bruno-grigia, liscia; nei vecchi esemplari è percorsa da numerose screpolature. Le foglie sono semplici, disposte su due file, a lamina obovato-lanceolata, meno consistente rispetto a quella del Carpino bianco, con margine doppiamente seghettato, verde-scruro di sopra, più chiare di sotto. Gli amenti maschili sono lunghi fino a 12 cm, i femminili fino a 5 cm. Le infruttescenze, ben visibili e di colore bianco-giallognolo, sono formate da brattee saldate a forma di sacchetti contenenti i frutticini che sono, come per gli altri Carpini, delle piccole noci lisce e lucide.

Il Carpino nero è legato a consorzi forestali spesso misti (con Cerro, Roverella, Orniello, Aceri, Carpino bianco, Carpino orientale, ecc.), che occupano uno spazio ecologico compreso tra i boschi di sclerofille sempreverdi e la faggeta, nei quali può comunque entrare a far parte spingendosi fino a 1000-1200 m di altitudine. In tale ambito predilige stazioni non molto aride. Mostra preferenza per i suoli ricchi di calcare rifuggendo, invece, da quelli molto argillosi e molto acidi. E’ un albero favorito dalla ceduazione che lo privilegia nei confronti di altre latifoglie meno pollonifere come la Roverella e gli Aceri.

 

Carpinella con infiorescenze maschili (G. Pirone)

 

I boschi di Carpino nero costituiscono un tipo fisionomico che riunisce diversi consorzi differenziati sul piano floristico-ecologico. Accanto ad ostrieti (viene chiamato anche così il bosco di Carpino nero, dal nome generico Ostrya) a carattere decisamente mesofilo, la cui composizione floristica si avvicina a quella degli altri boschi mesofili come le faggete e le cerrete, vi sono boschi di Carpino nero più o meno termofili, a volte caratterizzati, nelle fasce altimetriche più modeste, dalla presenza di elementi della macchia mediterranea.

I Carpini sono utilizzati come specie ornamentali nell’arredo verde di parchi, viali e giardini e, per la loro capacità di ricacciare nuovi germogli, anche per la costruzione di siepi, oltre che per il recupero di terreni degradati, per il consolidamento di quelli franosi e per cortine frangivento. In particolare, tra le cultivar del Carpino bianco, una delle più note è la “pyramidalis”, di forma compatta, colonnare da giovane e piramidale da adulta. Per tali caratteristiche è consigliata per le alberature stradali delle città, nei casi in cui gli spazi limitati non consentono l’impianto di alberi di maggiore taglia.

Il legno dei Carpini, duro e tenace, viene impiegato nella fabbricazione di arnesi sottoposti a sforzo (ruote dentate, manici di attrezzi, bocce, mazzuoli ecc.). Le foglie sono un buon foraggio per gli animali da allevamento. La corteccia può essere impiegata per tingere in giallo la lana.

Simboli di vitalità e freschezza, rustici ma eleganti, utili e forse poco conosciuti, i Carpini meritano di occupare un posto di primo piano nell’ampio panorama forestale europeo.

 

Gianfranco Pirone – Botanico

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