Il nuovo Testo Unico Forestale. Un attacco ai boschi.

Il Testo Unico Forestale.

Un attacco alla biodiversità e al valore naturalistico dei boschi italiani

 

La nuova legge forestale, o Testo Unico Forestale, che il governo si appresta a varare èun’assalto alla biodiversità e al valore naturalistico dei nostri boschi. A dimostrarlo è l’ampio e solidale fronte di studiosi, botanici, naturalisti, paesaggisti, ricercatori, esperti, associazioni ed organizzazioni di protezione ambientale che si sono schierati contro questa bozza di decreto definita superficiale e mal scritta che potrebbe creare gravi danni al nostro patrimonio boschivo.

Un decreto che già nelle sue prime battute parte molto male perchè impone al primo posto una visione di “gestione attiva” delle foreste con la promozione e tutela dell’economia forestale e delle attività silvopastorali. La nuova visione dei boschi è quella di fondi da coltivare e non più di ambienti naturali da tutelare e conservare.Non si parla di conservazione della biodiversità forestale e del bosco come elemento identitario del nostro paesaggio italiano, ma di “programmazione e pianificazione degli interventi di gestione forestale” e di “viabilità forestale e opere connesse alla gestione del bosco quali strade, piste e piazzole forestali, vie di esbosco connesse ai singoli interventi selvicolturali e utilizzate per il trasferimento dei prodotti forestali dal luogo di raccolta alla viabilità silvo-pastorale o alla viabilità ordinaria.“.

Occorre precisare che il Co.n.al.pa. non è assolutamente contro la filiera del legno che, se gestita in chiave sostenibile, può diventare un’attività di grande prestigio in grado di risollevare l’economia delle nostre montagne. La nostra associazione critica l’intenzione, che traspare dalla bozza di legge, di promuovere e autorizzare attività selvicolturali per ragioni prettamente economiche e di sfruttamento intensivo, con il rischio di spalancare le porte alle potenti lobby delle biomasse per uso industriale.Numerose sono le problematiche che scaturirebbero da questa nuova visione e gestione delle foreste, a cominciare dall’aumento dell’inquinamento atmosferico a seguito dell’utilizzazione del legno per le biomasse, dalle operazioni di taglio forestale e poi dal trasporto del legname. Tutti questi processi sono devastanti e porterebbero a una urbanizzazione selvaggia della montagna con strade, costruzione di edifici e depositi, creazione di infrastrutture per spostamenti nei boschi ecc.

La “gestione attiva” delle nostre foreste viene vista nel T.U. come un mezzo fondamentale per risolvere il problema dell’abbandono dei territori. In realtà, il bosco non ha proprio bisogno di essere gestito, essendo un habitat complesso, autosufficiente e perfetto dove ogni cosa ha un senso e un valore. Questo tipo di visione della “gestione attiva” rischia di mettere in crisi la conservazione dei fondamentali servizi ecosistemici delle nostre foreste come la mitigazione dei cambiamenti climatici, lo stoccaggio del carbonio, la difesa del suolo e il miglioramento della qualità della vita e della salute delle persone.

Una foresta in ottima salute, in condizioni di forti precipitazioni, è in grado di prevenire il deflusso superficiale delle acque e il dilavamento del suolo. Gli organi aerei delle piante del bosco catturano forti percentuali di pioggia. Le radici degli alberi trattengono il terreno impedendo di fatto frane ed erosione del suolo. L’azione anti-erosiva risiede nel complesso sistema integrato foresta, costituito dalla chioma e dai differenti strati (arboreo, arbustivo, erbaceo, fungale, muscinale e lettiera), e del rapporto suolo-radici. Una foresta in ottima salute mitiga le condizioni di eccessiva calura e siccità durante la stagione estiva. La presenza di aree fortemente boscate contribuisce a prevenire l’inquinamento delle acque superficiali, agiscono come filtro contro l’inquinamento atmosferico e creano importanti barrieire contro l’inquinamento acustico delle grandi aree metropolitane.

Inoltre, le foreste sono creatrici di propri microclimi con estremi più attenuati rispetto all’esterno e sono in grado di proteggere dal vento intere aree di produzione agricola.

Nel Testo Unico Forestale sono esclusi dalla definizione di bosco “le formazioni di origine artificiale realizzate su terreni agricoli anche a seguito dell’adesione a misure agro-ambientali o nell’ambito degli interventi previsti dalla politica agricola comune dell’Unione Europea“, in pratica vengono sminuiti tutti i progetti finanziati dalla UE per valorizzare il territorio con rimboschimenti anche in aree degradate, inquinate o desertificate. Non sono considerati bosco “Le formazioni di specie arboree, associate o meno a quelle arbustive, originate da processi naturali o artificiali e insediate su superfici di qualsiasi natura e destinazione anche a seguito di abbandono colturale o di preesistenti attività agrosilvopastorali, riconosciute meritevoli di tutela e ripristino dal piano paesaggistico regionale…

terreni abbandonati vengono definiti “i terreni forestali nei quali i boschi cedui hanno superato, senza interventi selvicolturali, almeno della metà il turno minimo fissato dalle norme forestali regionali, ed i boschi d’alto fusto in cui non siano stati attuati interventi di sfollo o diradamento nei venti anni…” In questo caso si rischia di eliminare l’attuale 40 percento dei boschi nati da ex coltivi e ex aree urbane e che attualmente rappresentano un elemento fondamentale del nostro paesaggio naturalistico e che sono indispensabili per l’incremento della biodiversità animale e vegetale. Il ritorno del bosco non dovrebbe essere definito una minaccia ma anzi una risorsa perchè va a migliorare il territorio e contribuisce alla lotta all’inquinamento atmosferico, alla lotta al dissesto del territorio e allo stoccaggio del carbonio. Il problema dovrebbe essere sollevato in merito a quei terreni che sono veramente abbandonati e che sono ridotti a discarica o che hanno subito operazioni di degrado e che meriterebbero un restauro e una riqualificazione ambientale, anche con interventi per migliorarne la biodiversità vegetale e l’eliminazione di specie infestanti.

Altro passo controverso e molto discutibile è quello che prevede la perdita di definizione di bosco per le aree inserite nel “Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali”. Questo articolo porterebbe alla esclusione di aree paesaggistiche di grande interesse storico, naturalistico e culturale che si troverebbero sottoposte a interventi di gestione forestale attiva.

Un passo inquietante riguarda i boschi privati: se il proprietario non pratica la “gestione attiva” del bosco con tagli periodici, questi fondi vengono considerati come abbandonati. In tal caso la Regione può sostituirsi al proprietario affidando questi terreni a consorzi o cooperative di giovani, anche senza nessuna competenza naturalistica o molto amanti della motosega.

Concludendo, il Testo Unico Forestale guarda esclusivamente alla selvicoltura e non al paesaggio boschivo inteso come risorsa turistica, scientifica, naturalistica e di biodiversità. E’ palese, infine, la violazione dell’art.9 della nostra Costituzione che va a tutelare il nostro paesaggio italiano, con le sentenze nn. 151, 152 e 153 del 1986 della Corte Costituzionale, come sottolineato dal giurista costituzionalista Paolo Maddalena. “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Questo decreto legislativo “è contro Natura“, spiega ancora Maddalena, “perchè non si tiene in alcun conto che non esiste solo la silvicoltura, e che la Natura può ben fare a meno dell’intervento umano diretto alla produzione di merci agricole per tutelarsi“. Inoltre, spiega ancora Maddalena, “il decreto va contro la tutela della salute (art.32 della Costituzione) come “diritto fondamentale del cittadino e interesse della Collettività”, che non può essere compromesso da manomissioni della Natura per fini di profitto “impreditoriale”. Infine definitivamente compromesso è l’art.117, comma 2, lett. s, che considera preminente la “tutela dell’ambiente e dell’ecosistema”.

 

Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio Onlus

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *