Un albero capitozzato può essere “ricostruito”? In realtà non è così perchè i danni permangono a vita.

Un albero capitozzato può essere “ricostruito”?

Non esiste alcuna opera di ricostruzione perchè il danno è per sempre. 

 

Alla nostra associazione ogni giorno continuano a giungere foto terribili di capitozzature o drastiche potature su alberi urbani e periurbani. I danni al patrimonio pubblico e privato sono continui, anche in primavera, quando dovrebbero tacere le motoseghe per rispettare la naturale crescita delle alberature. Spesso ci vengono poste domande del tipo: si possono rigenerare le alberature brutalmente capitozzate o ridotte a appendipanni? E’ possibile ricostruire la facies di un albero rovinato riportandolo a una immagine dignitosa e verdeggiante? Grazie alle moderne ricerche scientifiche e al crescente dibattito in corso sui social e sui media abbiamo capito che la capitozzatura e la drastica potatura delle chiome provocano danni che rimangono per sempre nella fisiologia dell’albero. Sono cambiamenti radicali e disastrosi  che annullano tutte le caratteristiche originarie e naturali della pianta. Come sappiamo, l’esemplare arboreo sottoposto a questo genere di torture subisce uno stress senza precedenti: tutte le sue risorse vengono improvvisamente utilizzate per salvare il salvabile, per sopravvivere nel disperato tentativo di curare il danno subito e adattarsi, il prima possibile, alle nuove condizioni di vita molto problematiche e precarie.
Ricordiamo che gli alberi sono esseri viventi senzienti, in grado di sentire i mutamenti intorno a essi e i danni che vengono loro perpetrati. Sono essi stessi maestri di resilienza, riescono ad adattarsi alle più disparate condizioni ambientali, climatiche, di terreno ecc…

Nonostante le grandi capacità adattive dell’albero, la capitozzatura e la drastica potatura delle chiome (i classici alberi “appendipanni”), rappresentano un punto di non ritorno, sono la distruzione totale dell’intero progetto di crescita di un albero; in poco tempo vengono bruciati decenni di storia biologica della pianta e di lavoro certosino e minuzioso per costruire l’articolata architettura arborea. Da qui scaturiscono la degradazione dei tessuti legnosi, l’invecchiamento precoce e l’indebolimento generale dell’albero con traumi anche all’apparato radicale. L’incontrollata proliferazione di nuovi getti innaturali (i rami epicormici), come risposta alla capitozzatura e ai tagli drastici, sono il tentativo estremo per non morire di fame di fronte alla mancanza di massa fotosintetica. L’albero si trasforma in un mostro privo di valore estetico, inizia ad ammalarsi, fino a diventare un pericolo pubblico per cose e persone. Scaturiscono malattie, degenerazioni del legno, carie, assalto di insetti e funghi, tutte piaghe che attaccano la pianta a più riprese fino a sfinirla, annullando totalmente il suo valore ecologico ed economico.

I vari tentativi di “ricostruire” gli alberi capitozzati o drasticamente potati non riporteranno mai più questi esemplari alla forma naturale e a condizioni di salute ottiminali come in origine. Nelle operazioni di recupero si possono selezionare i rami epicormici più forti e importanti, si possono effettuare costosi interventi, di anno in anno, per riordinare la chioma o ridare un certo equilibrio all’albero. Tuttavia non c’è molto da fare. Non possiamo parlare di vero e proprio “restauro” dell’albero visto che il significato del termine si riferisce a una operazione intesa a reintegrare le parti compromesse o deteriorate. Purtroppo è impossibile reintegrare i rami tagliati. 

Abbiamo di fronte alberi con pesanti menomazioni che rimarranno tali fino alla morte, che dovranno essere gestiti dall’uomo continuamente e che avranno sempre qualche difetto o problema da valutare e correggere.  Il marchio della capitozzatura rimarrà ad vitam, incancellabile e non esiste una cura a questa menomazione. I suoi danni dovranno essere curati continuamente, con dispendio di energie da parte dell’albero e di tanti soldi da parte delle pubbliche amministrazioni e privati cittadini. 

Ricordiamo ancora una volta che la corretta potatura è un processo scientifico estremamente dettagliato e preciso che deve migliorare la salute dell’albero, correggere i piccoli difetti di crescita, soprattutto in ambiente urbano, migliorarne l’estetica e il valore economico ed ecologico. Una corretta potatura rende l’albero più forte e longevo, rispettando la naturalità e la fisiologia, asportando le parti secche e deperite e lo rende anche più sicuro e resistente contro i cambiamenti climatici.

Possiamo concludere dicendo che l’unica soluzione per salvare più alberi possibili è quella di non capitozzarli o cimarli drasticamente, riducendoli a monconi o appendipanni, e di punire con sanzioni pesanti chi pratica questa barbarie.

 Non c’è altra strada per risolvere il problema. Abbiamo davanti un vero e proprio crimine contro la natura che si ripercuote sulla sicurezza delle persone e sul valore del paesaggio. Buona parte degli alberi in circolazione hanno subito capitozzature e pesanti stravolgimenti nei decenni passati. Come ricordato in tante occasioni, occcorre un’opera continua di mantenimento e di cura, che ha bisogno di finanziamenti e di alta formazione per gli addetti ai lavori. Occorre prevedere anche le sostituzioni, ove necessario, perchè molti alberi rovinati muoiono o diventano pericolosi.

La capitozzatura e le drastiche potature rappresentano il male assoluto nella gestione del verde e del paesaggio. Occorre fare informazione e fare educazione ambientale, facendo conoscere il problema a tutti, dalle scuole fino agli uffici comunali e ai privati cittadini. Occorre far lavorare specialisti degli alberi e non i soliti avventurieri o giardinieri improvvisati. Finchè la capitozzatura non verrà totalmente bandita continueremo a vedere dannose sbrancature, danni al patrimonio ambientale e uno sperpero continuo di soldi pubblici e privati.

Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio Onlus

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