Il grande bagolaro di Capestrano

Il grande Bagolaro di Capestrano (AQ).

Un monumento naturale da salvare 

 

 

 

L’elegante cittadina di Capestrano domina la verdeggiante valle del Tirino, borgo tra i più belli d’Italia che ancora conserva caratteri originali e affascinanti, con la sua posizione pittoresca, con il possente Castello Piccolomini e i suoi palazzi gentilizi. Una cittadina caratterizzata dalla roccia e da terreni fortemente calcarei che hanno selezionato ampiamente la vegetazione dominata in gran parte da mandorli, cipressi, ulivi secolari, roverelle e tanti bagolari che sono tra gli alberi spontanei più comuni in zona.
Arrivando al centro del paese, proprio in piazza Capponi, ci si ritrova davanti al Bagolaro più grande  d’Abruzzo con i suoi oltre 4,80 metri di circonferenza e un’altezza di oltre 12 metri. Un albero assolutamente maestoso che da sempre caratterizza il paesaggio e la storia di questo comune.
La storia di questo albero si intreccia con quella di Capestrano, delle sue famiglie nobiliari e dell’alta borghesia che a cavallo tra 1700 e primi del 900 ha fatto grande questo comune sotto l’aspetto economico ed estetico. Età pluricentenaria, secondo i cittadini  potrebbe risalire al 1700, forse piantato dalla stessa famiglia Capponi, casato fiorentino molto influente da cui deriva il nome della piazza.

 

Il grande Bagolaro di Capestrano fotografato nel 2017 – Foto Colazilli

 

Il Bagolaro è chiamato “spaccasassi” perchè ha la capacità di vivere nei terreni brulli e pietrosi e qui a Capestrano è nel suo territorio ideale. E’ una specie che può vivere centinaia di anni e adattarsi a condizioni difficili, resiste benissimo alla siccità e al freddo intenso. E’ un albero rustico e forte sotto tutti i punti di vista.
Conosciamo bene questo albero che abbiamo visto anni fà, nel 2011 e nel 2012. A quei tempi la chioma era verdeggiante, il grande albero spiccava fiero e potente sulla piazza e sul centro storico di Capestrano. Nel 2012 l’albero fu proclamato Monumento Naturale Regionale. Già in quegli anni si vedevano i primi segni di criticità in alcuni parti della chioma, qualche parte secca, oltre a una vistosa carie presente all’interno del tronco.   Lo spazio vitale e il terreno indispensabili per l’albero erano minimi e ricolmi in una aiuola di pietre e cemento, condizione che persiste tutt’oggi. Nel 2015 l’albero rientra nell’elenco degli alberi monumentali protetti dalla Legge n.10 del 2013,  per età, dimensioni e valore ecologico,  assieme al vicino Pinus halepensis presente in Piazza Capponi. Siamo tornati al Bagolaro nell’estate 2017 e, con molta tristezza, abbiamo visto che il grande patriarca ha peggiorato le sue condizioni di salute.

 

Il grande Bagolaro di Capestrano fotografato nel 2012 – Foto Colazilli

 

Il grande Bagolaro di Capestrano fotografato nel 2017 – Foto Colazilli

 

La grave siccità dell’estate 2017 ha sicuramente contribuito a indebolire il nostro Bagolaro. Siamo preoccupati. Durante il nostro sopralluogo abbiamo notato una importante avanzata del secco nella chioma assieme a vistose defogliazioni. Bisognerebbe intervenire ed anche in fretta. La nostra proposta è quella di procedere ad una immediata analisi fitosanitaria dell’esemplare, capire che tipo di deperimento sta distruggendo l’albero e soprattutto procedere con una rimonda del secco per ripulire le ramificazioni e ridare all’albero la sua bellezza e dignità. Una operazione altamente specialistica da eseguire in tree climbing, con supervisione di esperti.

 

 

Il grande Bagolaro di Capestrano fotografato nel 2017 – Foto Colazilli

 

Inoltre, bisognerebbe smantellare l’aiuola, troppo piccola per contenere la voluminosità del patriarca, e allargarla di molto per aumentare lo spazio vitale e far respirare le radici. Sicuramente l’impermeabilizzazione del suolo è una delle cause del deperimento dell’albero.

Visto il valore storico-paesaggistico-culturale di questo albero bisognerebbe mettere in campo specializzazioni valide per la sua conservazione. Il Bagolaro, nonostante tutto, dimostra di voler continuare a vivere. Aspetta solo di essere curato e valorizzato da persone di buona volontà.

 

Alberto Colazilli
Esperto di paesaggio e curatore di parchi e giardini
Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio Onlus

 

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