Una reggia per tutti

Una reggia per tutti

 

         La Reggia di Caserta, voluta dal re Carlo III di Borbone alla metà del Settecento, è una meraviglia sotto ogni aspetto e il Palazzo, ma soprattutto il Parco, sono il simbolo di quanto le cose con il tempo cambiano. Un luogo di delizie per la sola corte del re, di ostentazione del potere assoluto, di rivalità tra potenti (vedi la reggia di Versailles) è oggi invece un luogo dove non vanno solo i fortunati turisti da tutto il mondo, ma anche e soprattutto, i cittadini.

 

Veduta sul parco della Reggia di Caserta – Foto Colazilli

 

         I casertani hanno diritto ad entrare gratis, come è giusto che sia, perché il parco è il loro unico polmone verde in una città fatta di asfalto e cemento, di vie strette tra palazzi. Mentre lungo le strade suburbane grumi di sacchi di immondizia esalano l’odore del degrado, nel parco non ci sono rifiuti. Sotto le panchine all’ombra dei lecci, dove molte famiglie consumano il loro pasto, non vedo neanche un pezzo di carta, una stagnola usata, un bicchiere di plastica: niente. Amore e rispetto, godimento sereno di un bene comune. Bambini in bicicletta, mamme con carrozzine e passeggini, atleti che si allenano, anziani che passeggiano, fidanzati che si baciano, ragazzi che giocano a pallone sugli immensi prati, disabili accompagnati su sedie a rotelle motorizzate che possono arrivare fino alla meravigliosa fontana più lontana, quella di Diana e Atteone.

 

Le fontane della Reggia di Caserta – Foto Colazilli

 

         Il parco della reggia di Caserta è un luogo bello, ma anche amato e pieno di vita. Una cattedrale nel deserto non nel senso proprio del termine, ma al contrario: nel deserto urbanistico del nulla, di una città che, come molte altre nel meridione, non offre spazi di aggregazione e vita all’aria aperta, il Parco è una gigantesca e meravigliosa oasi di outdoor recreation per tutti .

          E probabilmente non è mai stato bello come oggi: ai tempi del re e dei suoi discendenti i parterre davanti e dietro al Palazzo erano forse più curati e magari riempiti con fioriture di vari colori, forse le fontane erano più pulite, forse la nobiltà che passeggiava lungo i viali indossava abiti più eleganti, vistosi e raffinati di quelli di oggi, ma certamente il parco mancava della sua cornice più bella: i boschi di lecci secolari che lo circondano e ne scandiscono il ritmo, fanno da sfondo ai prati e alle fontane, creano stanze accoglienti e fresche e cannocchiali che puntano sul profilo dei monti circostanti.

 

  

Fontane della Reggia di Caserta – Foto Colazilli

 

         La sagoma di questi boschi ricorda il panettone, che sotto è cilindrico perché la teglia lo contiene durante la cottura, mentre sopra l’impasto si espande creando la caratteristica cupola del dolce natalizio.

         Nel tempo, alla base dei lecci sono cresciuti alberi decidui spontanei, come tigli, frassini ed altre specie, che invece di essere estirpati vengono potati a macchina  per formare una parete verde nella quale si stagliano statue e “termini” di marmo bianco. Una meraviglia. E penso al proverbio “di necessità, virtù”: è necessario risparmiare sui costi di manutenzione, ma il risultato non è niente male, anzi……

Il parco della Reggia di Caserta in un dipinto di Jacob Philipp Hackert (fine XVIII secolo)

 

Alessia Brignardello

Botanica paesaggista – AIAPP

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